Il sogno è un’opera incompiuta, l’inizio di un qualcosa da scoprire e realizzare che rappresenta il mondo interno del sognatore.
Perls stravolge la concezione del sogno e da evento definito e fisso da interpretare propone di consideralo un’opera incompiuta, l’inizio di un qualcosa ancora tutto da scoprire, in cui la trama in ogni sua parte – individui, cose, animali – rappresenta il mondo interno del sognatore. Ogni personaggio e avvenimento sono metafora della sua esperienza di vita, per cui il senso di un sogno non risiede tanto nella trama, quanto nei vissuti sorti da quell’esperienza e quei personaggi.
Varie tecniche aiutano a ricordare i sogni e chiunque le può utilizzare anche se con moderazione perché chi ha fatto esperienza nella propria vita di periodi in cui ricordava molti sogni, riferisce una sensazione di grande stanchezza al risveglio, come se il sonno non fosse stato veramente rigeneratore. Sul fenomeno del ricordare c’è da tenere presente che la percezione è selettiva e la memoria non funziona secondo un modello logico; occorre saper vivere con l’incertezza dei ricordi e prendere per importante ciò che affiora. A volte tutto emerge facilmente, altre vi è nebbia fitta, nel qual caso non è utile forzarsi a ricordare, poiché la concentrazione e la volontà bloccano la fluidità della rievocazione. Se le modalità elencate non aiuteranno, allora è possibile iniziare il lavoro sull’immaginario con le fantasie diurne.
- Ripetere ogni sera come fosse un mantra: “Questa notte ricorderò i miei sogni” oppure appendere un poster accanto al letto con la stessa scritta.
- Al risveglio stare fermi nella posizione usuale del sonno, richiudere gli occhi e lasciare fluire le immagini per catturare qualche flash, poi creare un rituale di scrittura mattutina.
L’elaborazione dei sogni è possibile anche quando la profondità del ricordo è minima e immagini e flash affiorano appena; è impossibile quando la soglia del ricordo è quasi nulla e al risveglio la sensazione di aver sognato è molto vaga.
In seduta il cliente, aiutato dal counsellor, sperimenta durante le varie fasi dell’elaborazione, le sue polarità interne per riconoscersi e trovare connessioni con la sua vita reale. Inizialmente vi è il racconto, fatto in prima persona e al tempo presente, che permette di fissare nella mente e nel corpo le emozioni provate. Durante la narrazione egli recupera sensazioni, impressioni e immagini sino a quel momento dimenticate; è importante dare spazio ai dettagli e ampliarli sino a dar loro forma, considerando irrilevante se siano effettivamente parti del sogno notturno o sensazioni del qui e ora, poiché ambedue sono contenuti dell’inconscio. Durante il racconto il cliente si lascia trasportare da questo viaggio nell’immaginario rimanendo in una dimensione sensoriale ricettiva; il counsellor lo accompagna a sentire nel corpo i personaggi del sogno, le loro qualità specifiche, le reazioni che gli provocano, aiutandolo a dar voce ai suoi conflitti interni e interpersonali, mantenendo un’attenzione fluttuante fra se stesso, il racconto e il cliente. Per il cliente addestrarsi sensorialmente per cogliere la diversità dei personaggi del sogno, è un ottimo strumento di sviluppo della capacità empatica e intuitiva.
Riguardo all’elaborazione, considerando che a volte i sogni sono molto lunghi, altre volte semplici flash, non è tanto importante la tecnica con cui si sceglie di lavorare, quanto il sapersi muovere all’interno dal sogno con perizia: si può rimanere aderenti alla linea narrativa oppure fissare l’attenzione su alcuni elementi o su un semplice dettaglio; a volte sembrano importanti certi particolari che poi invece vanno sullo sfondo, mentre altri emergono in figura. In alcuni casi vi sono connessioni molto evidenti con la realtà ed è utile non distogliere l’attenzione dalla rievocazione, altre volte è interessante uscire dal racconto per avere informazioni concrete sulla vita del cliente per poi tornare al sogno. Fondamentale per il counsellor è non fare alcuna pressione per accelerare il ritmo naturale del processo di rievocazione, perché i tempi di un lavoro emozionale-corporeo sono sempre piuttosto lunghi.
Il sogno nel suo complesso e l’interazione dei vari elementi fra loro narrano la vita del sognatore; il fatto che nel sonno la persona sia sganciata dall’entità spazio-tempo che regola la realtà, rende il sogno, un luogo ideale per la manifestazione di emozioni e vissuti. Rivivere il sogno nel qui e ora piuttosto che ricordarlo, permette di entrare nell’esperienza fenomenologica sia con il racconto sia con la drammatizzazione in cui il cliente diviene regista e attore del suo copione, e avvalendosi dell’aiuto del gruppo, assegna ai partecipanti i differenti ruoli, che danno forma e movimento al tutto. Rievocando con questa modalità interattiva la sua vita arriva a svelare anche quanto non sa di se stesso, le sue inclinazioni e potenzialità; mettendo in scena le situazioni che nel sogno egli sembra subire arriva a una visione più ampia della realtà in cui anche altri ruoli e personaggi che generalmente vive, prendono corpo, tramite i quali può chiudere delle gestalt incompiute.