L’arte ci mette in contatto con la nostra consapevolezza e sensibilità, collegando internamente il sentire, il pensare, l’agire.
La pagina bianca o la tela bianca rappresentano una paura conosciuta per l’artista. Fare arte comporta dei rischi, significa mettere in gioco il proprio equilibrio emozionale. La domanda che ci poniamo all’interno di un percorso di crescita personale è: il fatto di compiere questo passaggio dal foglio bianco all’espressione può essere di aiuto alla persona? In che consiste questo processo e come può dare benessere e salute?
Da sempre l’arte ha avuto il ruolo non solo di comunicare le verità dell’anima, ma anche di portare le persone verso una maturazione interiore. Infatti, l’arte ci mette a contatto con la nostra sensibilità, ci aiuta a prendere consapevolezza di come siamo e rappresenta un modo per collegare le diverse parti di noi, il sentire, il pensare e l’agire. Attraverso questo collegamento l’arte ci permette di sperimentare una trasformazione di noi stessi. Infatti, nel processo creativo non solo il prodotto è in continuo divenire, ma anche la persona che lo sta realizzando.
Si usa la pittura nel Counseling della Gestalt come mezzo espressivo per aprire un canale fra la persona e il suo mondo interno. L’uso della pittura in un simile contesto non ha lo scopo di sviluppare dei talenti, non è orientata a produrre dei risultati in termini di opere d’arte, ma serve a sperimentare un momento di crescita interiore. Il fine non è estetico, bensì etico: serve a scoprire qualcosa di sé e a portare la persona dentro un percorso di apertura, creatività, responsabilità e cambiamento.
Mentre dipingiamo poniamo attenzione su ciò che accade dentro e fuori di noi. La persona viene stimolata a interrogarsi su ciò che sente e, di conseguenza, a riconoscersi, a prendere consapevolezza di sé. In questo modo l’arte può diventare uno strumento utile per individuare la natura dei comportamenti, ovvero per prendere consapevolezza su ciò che facciamo non solo nel processo artistico, ma anche nella vita.
La pittura usa il linguaggio analogico, quello delle emozioni, delle sensazioni e dei gesti, un linguaggio che agisce in un tempo diverso da quello delle parole e dei ragionamenti. Questo tempo deve essere rispettato nel suo flusso naturale senza venire interrotto dalla mente; entrarci richiede del tempo e, soprattutto all’inizio, occorre molta fiducia nel sentire e nell’ascolto silenzioso. Dobbiamo imparare a sentire il corpo e le emozioni senza ricorrere a delle spiegazioni o a delle risposte; occorre educarsi all’attesa, alla sospensione del giudizio, all’ascolto e al senso del vuoto.
Fare counselling per mezzo della pittura permette di lavorare sul proprio mondo interno per dargli una forma. Questo rappresenta un terreno tangibile per entrare in contatto con il proprio carattere, per vederlo e trasformarlo. Anche quando sembra che la persona lavori sul quadro, in realtà lavora innanzitutto su se stessa, sui propri comportamenti, sulle strategie che mette in atto per non “sentire”.
Interessante è lasciarsi trasportare dall’istinto e danzare con il colore e le forme senza preoccuparsi del senso; non è facile entrare in questa danza se ci identifichiamo con quella parte di noi che chiede approvazione e cerca un risultato finale. La persona mentre dipinge deve imparare a focalizzare la sua attenzione sulle proprie sensazioni ed emozioni e ascoltare le voci interne che chiedono di essere espresse; durante la pittura ognuno rappresenta delle parti di sé in modo quasi inconsapevole.
Una volta finito il quadro la persona può identificare le voci che sono emerse durante il processo, i propri giudizi, le proprie autocritiche, le proprie paure… in secondo luogo può cominciare a dialogare con il proprio mondo interno identificando le sensazioni-emozioni che il quadro stesso le suscita. Poi, ogni emozione può essere ricollegata a un particolare evento della vita, un qualsiasi episodio in cui la persona ha provato quella emozione; a questo punto è importante che essa si interroghi su ciò che avrebbe voluto fare e non ha fatto, quali sono state le mancanze, quali le azioni che avrebbero portato giovamento alla sua vita, il tutto prendendo ispirazione dai colori e dalle forme presenti nel quadro. In quel momento avviene la trasformazione, l’incontro e il dialogo con le diverse parti di sé
Le arti-terapie utilizzano i concetti gestaltici più importanti, il primo consiste nell’essere presenti al qui ed ora; se la persona è centrata sul momento presente allora può entrare in relazione con i suoi veri sentimenti. Il secondo consiste nel diventare responsabili di ciò che facciamo in relazione a ciò che sentiamo. Solo ascoltandoci bene possiamo prendere delle decisioni utili per cambiare qualcosa nella nostra vita.
Mentre dipingiamo siamo in dialogo con il quadro, con ciò che l’opera ci sta chiedendo. Questo dialogo ci permette di fluire in sintonia con una forza più grande della concezione che abbiamo di noi stessi. Questa forza in Gestalt è chiamata autoregolazione organismica, il cui concetto fondamentale è che ognuno di noi sa cosa è buono per se stesso.
Come ultima considerazione, le arti-terapie ci invitano a prendere consapevolezza su quanto accade momento per momento, senza aggiungere o togliere nulla. Vedere quello che c’è nel presente è già qualcosa di trasformativo e di aiuto alla persona. Particolarmente interessante sull’uso della pittura nel counselling della gestalt è che essa ci permette di sperimentare cosa significa buttarsi nel vuoto della creazione senza sapere cosa ne uscirà. Questo salto nel vuoto creativo rappresenta un gesto di coraggio e di sensibilità che porta la persona ad essere più presente, creativa e responsabile anche nella vita.