Il Counselling della Gestalt porta verso le intuizioni e le innovazioni che avvengono quando usciamo dalla nostra zona di comfort.
La gravissima crisi che stiamo vivendo oggi, se da un lato ci fa sentire annientati e ci porta a reazioni sconnesse e inadeguate, dall’altro è sicuramente un’occasione per fermarci, ripensare alla nostra vita, ai nostri valori e comprendere cos’è davvero importante e essenziale per noi.
Questo è il primo trauma forte e drammatico che la nostra generazione subisce; abbiamo sentito i nostri genitori e i nostri nonni raccontare i terribili traumi che loro hanno vissuto col fascismo e le guerre; abbiamo studiato nei libri e rivissute nei film storici le tragedie create dalle grandi epidemie del passato, ma non immaginavamo lontanamente che anche noi avremmo subito situazioni simili. È insito nella natura umana pensare che gli avvenimenti drammatici siano un qualcosa di lontano, che appartiene ad altri, fuori dalla propria vita. Ci siamo abituati a vivere sentendoci un po’ immortali e invulnerabili.
Anche se a livello personale tutti noi abbiamo vissuto esperienze traumatiche come la morte di persone care, malattie invalidanti, fallimenti economici, situazioni che ci hanno obbligato a cambiare le nostre abitudini o a rinunciare a qualcosa a cui tenevamo, pur constatando giorno per giorno che la vita è costellata di perdite e non solo di piaceri, osservandoci oggi possiamo dire di non essere affatto preparati a reagire in maniera saggia al lato oscuro dell’esistenza; siamo predisposti alla conquista non alla perdita, come se non fossero due facce di una stessa medaglia.
Il trauma che ci ha travolto ci scuote nel profondo, ci angoscia, ci limita e ci costringe a cambiare la nostra vita, ma all’impotenza e alla frustrazione spesso reagiamo nel peggiore dei modi: perdendo il controllo e lasciandoci travolgere da rabbia e paura. Come trovare risposte migliori, più efficaci per aiutare noi stessi e le persone che amiamo? Reagire alla paura con il panico che immobilizza e blocca la voglia di vivere non aiuta; come non aiuta lasciarsi trasportare dalla rabbia che addossa il problema al di fuori: nel virus, nel complotto, nell’incapacità dei governi, dei sanitari, degli scienziati. Tutte risposte comprensibili che sembrano per un attimo alleggerire il malessere, ma in realtà ci indeboliscono, ci fanno perdere forza e la capacità di basarci sulle nostre risorse per trovare in ogni circostanza, anche la più negativa, risposte consone alla situazione.
In Gestalt diciamo che un problema non è mai esterno: esterna è la situazione, il problema nasce dalla difficoltà di reagire nel modo migliore, rimanendo aperti creativamente, presenti a quello che c’è, anche nel vuoto. L’alternativa e direi anche l’unica reazione non sterile è quella di sostare nel trauma, senza volerlo ad ogni costo superare, negare, invalidare. Stare lì fermi in questo luogo penoso, nel buio del non sapere, per ascoltarlo e pensarlo, è l’unico modo di ritornare a vivere. La nostra vita come la vivevamo è stata interrotta: riconoscerlo e vivere il presente è già un atteggiamento di ripresa e una premessa per trovare nuove risorse.
Occorre coraggio, tenacia e flessibilità per innescare un atteggiamento di incontro con noi stessi nel qui e ora e recuperare, per quanto possibile, il nostro potere di incidere e intraprendere nuove vie. Ma per riuscire a sostare nel vuoto dell’incertezza e dello sconforto, non affidandoci a soluzioni immediate, abbiamo bisogno di rendere più solidi i nostri legami di appartenenza e amore. Proprio nel momento in cui coltivare le relazioni sociali è quasi impossibile, è fondamentale dedicarci alla cura delle relazioni intime e rinnovare la nostra capacità d’amare; questo sembra proprio un tempo ideale in cui custodire il valore dell’intimità. Nel momento in cui la nostra casa è diventata una tana protettiva e al tempo stesso una prigione, vivere l’amore significa dare un valore inestimabile alle relazioni possibili, in primis quella con noi stessi.
Anche nella relazione terapeutica e nel counselling ciò che maggiormente cura è il contatto umano autentico. Con le parole di C. Naranjo “quando il terapeuta è maturato abbastanza, l’aiuto arriva al paziente attraverso il semplice incontro”.
L’esperienza di questo virus ha amplificato in tutti noi due istanze fondamentali: da un lato siamo portati a proteggerci, stabilire confini, mantenere i legami essenziali, dall’altro, sfrondando rami secchi, siamo stimolati a creare nuove connessioni e allargare i nostri orizzonti. Due polarità costanti della nostra anima, due spinte che coesistono, l’una verso la sicurezza l’altra verso la libertà, il nuovo.
Iniziamo a togliere la mascherina in casa, parlo di quella caratteriale che portiamo sempre perché siamo guardinghi e sospettosi; iniziamo ad essere disarmati di fronte all’altro, a sostituire la corazza con la comprensione. Non credo che siamo consapevoli di quanto sia indispensabile, per essere sereni, comprendere profondamente l’altro e sentirsi compresi, lasciarci perturbare dalla sua diversità per sentirci vivi, anche se esposti e vulnerabili… ma liberi da quella insopportabile sensazione di solitudine.
Se l’imposizione del lockdown ha limitato fortemente la nostra libertà, ci ha anche fatto scoprire un’idea più ampia e diversa di libertà che non si dissocia dalla solidarietà perché “siamo onde dello stesso mare”. Facciamo fatica a comprendere pienamente il senso di questo binomio e a educarci a vivere una libertà non disgiunta dalla solidarietà, perché abbiamo paura di azzerare il nostro disastroso individualismo, ma le polarità del nostro mondo interno sono tali anche perché frutto di una diseducazione sociale e civile. Imparare a integrare le nostre polarità è indispensabile per vivere una vita creativa, che accolga il buio con la fiducia che la luce arriverà. In Gestalt l’autoregolazione organismica è la bussola dei nostri sentimenti e delle nostre reazioni, che ci indica la risposta “sana” che per essere ascoltata ha bisogno di silenzio, di uscire dal frastuono della nostra mente ripetitiva e nevrotica.
Altre risorse ci possono aiutare a vivere questo momento: l’arte e l’assunzione di responsabilità. Cosa fanno gli artisti? Lavorano con i resti, con le ferite, con i chiaro-scuri, tolgono più che aggiungere, trasformando il loro materiale in poesia, musica, danza, pittura. Motivati da questa intenzione abbiamo la possibilità di trasformare il presente in arte reinventandoci il nostro modo di stare al mondo e i nostri valori.
Questo tempo può essere usato per farci delle domande, cambiare il nostro orizzonte e rinascere. Possiamo ispirarci allo sciamanesimo dove esistono i riti di passaggio alla ricerca di nuove visioni in cui una persona è chiamata a trascorrere qualche giorno da solo nella foresta, senz’acqua, né cibo, né protezione, perché solo dopo aver affrontato le sue paure può ottenere una nuova visione del mondo.
A Keith Jarrett fu chiesto a Colonia di suonare con un pianoforte vecchio e scassato; avrebbe potuto rifiutare, ma ha voluto suonare ugualmente ed è stato il concerto più bello della sua vita. A volte quando tutto sembra andare storto e possiamo rivolgerci solo a noi stessi, se abbiamo coltivato il nostro giardino interiore, è il momento di dimostrarlo. Da sempre le migliori innovazioni avvengono quando usciamo dalla zona di comfort e ci mettiamo a suonare davvero.