I gruppi di Gestalt Counselling

Margherita Biavati

I gruppi di Gestalt sono il regno della diversità: a ognuno è richiesto di essere presente nella sua originalità e specificità.

Ciò che il Counselling si propone è di essere un’opportunità per migliorare il benessere, la relazione con se stessi e con gli altri, promuovere la creatività. Il Counsellor è una professionalità trasversale a tutte le professioni che si occupano di relazione umana in ogni ambito della società: in campo sociale, educativo, psicologico, aziendale. I corsi di Formazione in Gestalt Counselling hanno l’intento di sostenere le persone nel loro sviluppo creativo e formarle per essere a loro volta esperti nelle relazioni umane per aiutare altre persone nello stesso percorso verso: la consapevolezza di sé, la capacita di comunicare e ascoltare empaticamente, essere creativi ed auto-sostenersi.

La proposta innovativa del Counselling è molto di più che formare professionisti: l’idea è che il Counselling si espanda fra le persone come pratica comune e diventi luogo di riferimento per fare domande e trovare risposte, per avere incontri autentici con persone con cui condividere la propria interiorità, umanità, diversità. Non occorre essere malati per accettare di avere difficoltà relazionali e desiderare di stare meglio al mondo; il Counselling è una proposta per vivere la quotidianità in maniera ecologia, “una terapia per sani” come direbbe Perls. Nei gruppi si creano momenti insolitamente intensi e significativi di condivisione di esperienze, emozioni, pensieri, valori, dubbi con altri esseri umani; momenti in cui esporsi e raccontare di sé viene addirittura naturale e l’essere ascoltati empaticamente crea un’atmosfera di soddisfazione ed energia. In questo nostro tempo in cui la solitudine è diventata una malattia e i ruoli che le persone assumono sembrano essere più importanti delle persone stesse, avere un luogo in cui l’unica cosa importante è ritrovare la fiducia verso il proprio sentire è un capovolgimento dell’ottica talmente forte da riempire per alcuni attimi la fame del cuore.

Che cosa significa migliorare il rapporto con noi stessi? Acquisire consapevolezza per ciò che sentiamo e facciamo, smettere di essere ciechi rispetto alle proprie azioni e reazioni, e darci l’occasione di poter scegliere nuove modalità di comportamento. Perché solo se divento consapevole e vedo i miei automatismi, posso tentare di percorrere nuove strade. Il problema è che è difficile vedere se stessi, l’autoconsapevolezza è una via ostica perché implica l’autocritica, e quindi anziché assumerci la responsabilità delle proprie scelte, che condurrebbe anche a maggiore potere e libertà, visto che responsabilità, potere e libertà sono connessi, le persone inseguono il mito della spontaneità come se il non prendersi responsabilità potesse ripagare di qualcosa. Spesso la spontaneità, che è l’essere fedeli a se stessi a oltranza anche quando sarebbe meglio utilizzare qualcosa di nuovo perché funzionerebbe meglio, è un tranello che nasconde la difficoltà delle persone a prendersi carico di se stesse. Per migliorare il rapporto con se stessi intendo anche l’espansione e l’espressione della creatività.

Cosa significa migliorare il rapporto con gli altri e avere relazioni autentiche, etiche ed ecologiche? Ci sono molte parole per esprimere questo concetto facile da dire ma di difficile attuazione. L’obiettivo è che i gruppi di Counselling ci siano d’aiuto a ritrovare la nostra capacità di ascolto empatico. Sembra semplice, così a portata di mano invece è a tal punto fuori dai nostri schemi abituali di relazione che non sappiamo spesso farli andare in onda. Non siamo abituati ad essere ascoltati senza essere giudicati o ad ascoltare con attenzione mettendoci nei panni dell’altro. E’ un’esperienza così piacevole che se potessimo estenderla la nostra qualità della vita sarebbe migliore. L’illusione che l’ascolto e l’empatia siano cose semplici è meglio abbandonarla: consolante è che non occorre fingere di sapere, si può imparare a comunicare… ci vuole solo una buona dose di umiltà per accettare di non sapere.

Parlare è facile, Ascoltare è difficile richiede impegno, maturazione, addestramento. E si può imparare solo attraverso l’esperienza dell’essere ascoltati. Quindi io in prima persona devo rischiare di aprirmi, mostrarmi, partecipare perché solo così ho l’occasione di imparare che cos’è l’ascolto, l’intuito, l’empatia. E’ un qualcosa che riguarda l’esperienza corporea non solo mentale.

Quello che offrono i gruppi di Counselling è l’esperienza creativa. I gruppi di Counselling sono il regno della diversità: ognuno può esistere nel gruppo in maniera originale e stravagante, ognuno ha la possibilità di lasciare spazio alle esperienze discordanti, incongruenti, incoerenti sapendo che verranno accolte ed ascoltate. Dipende dalle persone quanto aprire la porta alle incongruenze fiduciosi del fatto che il senso di totalità non è minacciato. Tanto più una persona rischia l’incongruenza e si scopre, tanto più si arriva ad una situazione di grande soddisfazione nelle relazioni all’interno del gruppo. Solo lasciandosi andare all’incongruenza ci si avvicina all’esperienza del creare e se in un gruppo succede che Conduttore e Allievo rischiano di entrare nello sconosciuto sapendo che qualcosa di nuovo arriverà, l’esperienza può diventare altamente gratificante. Una relazione di Counselling basata su questa apertura in cui i due, Counsellor e Allievo, accettano di non sapere, di non controllare, di lasciarsi prendere dalle intuizioni e immaginare, eleva lo scambio e la reciprocità ad un livello di massima soddisfazione.

Polster nel suo libro “Psicoterapia del quotidiano” propone gruppi a tutti i livelli di esperienza: gruppi che aiutano le persone a sentirsi vivi, a sentire l’energia vitale che scorre dentro, a riconoscere il senso della vita. Spesso a causa di tante situazioni ansiogene e preoccupazioni a cui il vivere quotidiano ci porta, perdiamo il senso delle cose, il significato profondo di stare al mondo, ci lasciamo sfuggire lo slancio, la connessione con la nostra energia vitale. Se riusciamo invece a percepire nel nostro organismo questa energia che possiamo chiamare eros, slancio vitale, volontà, libido, allora ritroviamo un senso di forza, di unione di interezza organismica. Sappiamo che ognuno ha in sé la forza per superare le proprie difficoltà e le esperienze dolorose che nella vita incontra, ma se non siamo connessi con la nostra energia il sapere intellettuale non aiuta. Per questo nei gruppi di Counselling si propongono delle esperienze creative ed evocative di danza, teatro, pittura, scrittura, musica. C’è un passaggio in cui Polster propone una similitudine fra i gruppi di condivisione e i concerti musicali: la compartecipazione di tante persone allo stesso evento, l’attenzione di tutti rivolta alla medesima situazione, questa “attenzione condivisa”, produce negli spettatori una condizione di “effervescenza collettiva” un sentimento di appartenenza. Questo sentimento di appartenenza risulta essere molto vivo nei gruppi dove le persone sono disponibili a parlare delle proprie esperienze profonde, intime. La condivisione e l’ascolto empatico creano fra le persone un’atmosfera particolarmente intensa e piacevole. Non si può sapere quale parte dell’esperienza di una persona sarà capace di innescare un cambiamento nella vita di un’altra, ma le esperienze condivise all’interno del gruppo sono fonte di intensità, il trampolino di lancio per il buon vivere esterno. Non cerchiamo a tutti i costi l’intensità dell’esperienza ma nello scambio profondo ed intimo ritroviamo la voglia di vivere.