Lo psicodramma trae origine dalla concezione della psicologa e dal metodo terapeutico formativo di Moreno in quasi sessant’anni di attività nel campo clinico, sociale, educativo, dapprima a Vienna e poi negli Stati Uniti. Moreno iniziò dal 1922 a elaborare questa metodologia d’intervento per curare il sistema delle relazioni interpersonali dei singoli o dei gruppi.
Lo psicodramma è una rappresentazione scenica che rende visibili i conflitti interpersonali e intrapsichici facendoli rivivere. La rappresentazione teatrale ha grandi possibilità di mobilitazione emotiva e aiuta l’individuo ad accedere a una conoscenza più profonda di sé e del mondo.
I principi fondamentali dello psicodramma
- Spontaneità creativa
- Ruoli
- Gruppo
Per spontaneità creativa s’intende che ogni individuo ha la possibilità di mettere in atto comportamenti spontanei nella relazione con se stesso e con il mondo esterno. Il problema sorge quando il processo di socializzazione e il costante apprendimento di comportamenti stereotipati inducono il ripetersi continuo di quegli apprendimenti relazionali anche nelle esperienze successive. A questo proposito Moreno parla di “conserve naturali”, identificando in esse tutti quei continui atteggiamenti riprodotti meccanicamente e “per inerzia” nonostante siano lontane le circostanze che li hanno provocati la prima volta. La spontaneità è la libera capacità, a disposizione di ogni individuo, che stimola comportamenti funzionali alle esigenze e ai bisogni del momento.
Moreno distingue diverse forme di spontaneità: 1) lo slancio come impulso primitivo dell’individuo, nel tempo danneggiato dalle acquisizioni sociali e familiari che indirizzando e tendono a interrompere il succedersi spontaneo degli eventi per perpetuare la tradizione culturale e istituzionale; 2) la spontaneità come creazione di esperienze in totale libertà; 3) la spontaneità come risposta adeguata ed originale alle situazioni nuove.
La spontaneità non è vista come una virtù dell’infanzia che è sufficiente rispettare per fala sbocciare completamente. Per sviluppare la spontaneità bisogna farla passare dal suo stato naturale anarchico a una forma adatta ai compiti cui il bambino deve far fronte. Pur trattandosi di una disposizione naturale presente nel bambino, tutto concorre affinché svanisca a favore dell’imitazione dell’adulto per un più o meno rigido conformismo, nel rispetto di modalità comportamentali stereotipate. Il bambino deve scoprire nella spontaneità sufficienti vantaggi per rinunciare, almeno parzialmente, al conformismo stereotipo. Bisogna che la spontaneità diventi creativa.
Il ruolo è il modo di essere reale e percettibile assunto dall’Io. Il modo di essere e agire che l’individuo assume nel momento preciso in cui reagisce a una situazione, nella quale sono impegnate altre persone o oggetti. Vi sono ruoli emergenti e ruoli latenti che divengono operativi molto avanti nel corso della vita (es. certe professioni intraprese tardivamente o certi interessi che si manifestano in età avanzata); ruoli superati, ruoli attuali.
I ruoli si possono anche dividere in: ruoli psicosomatici (come bere, mangiare, dormire); ruoli sociali (il padre, la madre, l’insegnante); ruoli psicodrammatici (i ruoli sociali così come sono giocati sulla scena dello psicodramma); ruoli individuali e ruoli collettivi. Il ruolo può essere gestito poi in modo adeguato o inadeguato, con flessibilità o rigidità, in consonanza o in dissonanza con gli altri ruoli.
Il gruppo: lo psicodramma è un’esperienza vissuta nel gruppo che consente all’individuo di rendersi conto di non essere da solo in una situazione unica, difficile e traumatizzante, bensì di trovarsi, sebbene nella specificità dei suoi vissuti individuali, in una condizione comune ad altri.
Elementi fondamentali dello psicodramma
- Protagonista
- Regista
- IO ausiliari e pubblico.
Il protagonista è il primo attore nell’azione psicodrammatica e “rappresenta” i suoi conflitti anziché parlarne, agendo nel “qui ed ora”, al di là di quando l’episodio reale si è verificato. Attraverso varie tecniche il paziente-attore viene messo nella condizione di liberare la propria spontaneità e questo permette di rendere concreto e riattualizzare il proprio vissuto, mettendo in scena la sua realtà, le situazioni e le persone della propria vita; egli ha la libertà di rappresentare se stesso, gli altri e le situazioni secondo la sua particolare visione emotiva, la sua percezione ed esperienza. Questo processo procura un sollievo catartico e ha diversi vantaggi terapeutici.
Il regista o direttore dello psicodramma è colui che promuove l’azione. Moreno gli attribuisce la triplice funzione di analista, produttore e terapeuta. “come produttore deve essere attento a volgere in azione drammatica ogni indizio che il soggetto offre, a tenere in armonia la linea della produzione con la linea esistenziale del soggetto e a non far perdere agli attori in scena il rapporto con il gruppo. Come terapeuta può attaccare, scherzare, ironizzare, far ridere; a volte potrà diventare indiretto e passivo a tal punto che la seduta sembrerà diretta dal paziente. Come analista potrà completare la propria interpretazione servendosi delle risposte e dei feedback provenienti dal pubblico.”
Il regista è il principale coordinatore e funge da elemento stimolatore di una seduta, ha inoltre la funzione di aprirla e chiuderla. E’ in ogni circostanza un membro del gruppo e al tempo stesso la sua guida. Il regista si può trovare a doppiare il protagonista o i suoi ego ausiliari, aggiungendo insight e commenti a questi ruoli e introducendo nell’azione psicodrammatica, spunti offerti dai vari soggetti facenti parte del gruppo; interagisce con gli Io ausiliari in maniera diretta o indiretta e si confronta con le loro valutazioni.
Gli IO ausiliari sono membri del gruppo che nella seduta agiscono come estensioni del protagonista e facilitano la messa in scena dei suoi vissuti. Il loro compito fondamentale è ricoprire i ruoli delle persone nella vita del primo attore, ma interpretando i ruoli richiesti dal soggetto, hanno anche una funzione di guida, di agente terapeutico e d’investigatore sociale.
Il pubblico ha due funzioni principali: agisce da cassa di risonanza e in questo senso aiuta il protagonista, con reazioni e osservazioni spontanee durante la drammatizzazione; s’identifica con il protagonista e con la situazione da lui giocata.
Svolgimento di una seduta e tecniche dello psicodramma
Una seduta si articola in tre fasi:
- Preparazione e riscaldamento del gruppo e dei protagonisti
- Azione: il gioco drammatico e psicodramma vero e proprio
- Partecipazione terapeutica del pubblico e del gruppo
Durante una sessione di psicodramma si possono utilizzare diverse tecniche che facilitano il protagonista e il gruppo a raggiungere soddisfacenti livelli di spontaneità creativa.
- Inversione di ruoli: consiste nel far assumere al protagonista il ruolo di altre persone, significative per lui a livello relazionale, e nel fargli continuare la scena in atto dal loro punto di vista. In questo modo l’io-osservatore, che si decentra dall’io-attore, compie azioni nuove e spontanee delle quali può prendere coscienza. L’inversione di ruoli ha lo scopo di “far uscire” una persona da se stessa in modo che possa guardarsi da un altro punto di vista e, attraverso l’interpretazione del ruolo di un altro, capire più a fondo le reazioni del suo personaggio. Questa tecnica può, fornire un’immagine di sé come in uno specchio e raggiungere un insight che consente di visualizzare meglio se stessi attraverso gli occhi di un’altra persona. L’inversione di ruoli aiuta ad allentare le difese all’interno di un conflitto e può rivelarsi molto utile per sviluppare la nascita di buone relazioni nei gruppi di qualunque tipo.
- Il doppio: prevede che il paziente rappresenti se stesso e contemporaneamente venga rappresentato da un io-ausiliario. A quest’ultimo viene chiesto di creare un’identità con il paziente, muoversi, agire e comportarsi come lui; poi di diventare il protagonista ma aggiungere una dimensione significativa all’esibizione, seguendo le direttive del regista. E’ molto interessante la risposta del protagonista al suo doppio. Il doppio può anche cercare di esprimere certe ipotesi non del tutto chiare, basandosi sul suo sentire in un determinato momento.
- Il soliloquio: offre la possibilità al soggetto di recitare a voce alta i propri pensieri, esprimere al gruppo i propri vissuti e le tendenze ancora latenti.
- Proiezione nel futuro: consiste nel mettere in scena, con il supporto del gruppo e dell’ego ausiliario, una situazione significativa che il protagonista pensa di dover affrontare in futuro; ciò può prepararlo a comportarsi con maggiore adeguatezza quando la situazione si presenterà
- Lo specchio: un io ausiliario rappresenta un protagonista che non si sente in grado di esibirsi da solo. In questa situazione viene offerta al soggetto la possibilità di osservare se stesso muoversi in una situazione rilevante.
- Interpretazione teatrale di un sogno: il protagonista, invece di raccontare un sogno, lo mette in scena.
I metodi dello psicodramma hanno un vastissimo campo di applicazione.