Dalla Famiglia all’Individuo

Elaborazione del testo di Murray Bowen

Fondamenti Teorici

La terapia familiare si è sviluppata come estensione della psicoanalisi negli anni ‘50 per trovare terapie più efficaci ed è in continua evoluzione.

  • La famiglia umana segue le leggi dinamiche dei sistemi naturali che sono a tutt’oggi oggetto di studio. All’interno del familiare ogni persona ha una sua funzione che lo rende unito al tutto. Ciò rende possibile lavorare con un membro della famiglia come se tutti fossero presenti
  • I problemi tra i coniugi o tra i figli o tra i genitori con i figli sono determinati da tre fattori di base: a) il livello di maturità o indifferenziazione del sé in rapporto alla propria famiglia di origine; b) il grado di fusione trasmesso nel corso di più generazioni (8 nella schizofrenia) di unità singole; c) i meccanismi conflittuali ripetitivi verbali e non verbali, transgenerazionali
  • La disfunzione emerge quando prevale una dinamica cronica che porta alla paralisi comunicativa
  • Ogni terapeuta deve essere consapevole di fare parte di tre sottosistemi: la propria famiglia nucleare, la famiglia estesa, quella terapeutica. Egli deve fare, partendo della sua famiglia, un lavoro di esperienza, studio e ricerca per diventare da un lato un esperto (comprendere il sistema, le regole e il funzionamento) e dall’altro un ingegnere (aiutandola a ristabilire l’equilibrio funzionale di forze)
  • Obiettivo terapeutico è di far si che, attraverso la comprensione delle regole e del modo di funzionare del sistema, la famiglia stessa diventi esperta al punto da riuscire a
ristabilire l’equilibrio nella crisi acuta ed
evitare le tensioni che si possono ripresentare

La famiglia è un sistema e il cambiamento di una parte ha una ripercussione sul tutto ed è seguito dal cambiamento compensatorio di altre parti del sistema. La famiglia è formata da una varietà di sistemi e sottosistemi che funzionano a diversi livelli di efficienza: dall’ottimo al caos totale. Anche i casi di super-funzionamento sono meccanismi disfunzionali reciproci come ad esempio la super-attività della madre necessaria a compensare la scarsa attività del padre. Se il meccanismo procede oltre ad un certo punto, l’ansia diventa panico e la disfunzione aumenta. Il miglioramento può avvenire solo se vi è una diminuzione della super-attività, poiché è assai più facile per il super-funzionante attenuare la sua funzione che per il più debole potenziarla.

Più un terapeuta conosce di una famiglia, più la famiglia conosce di se stessa in un ciclo continuo. In genere la famiglia si aspetta dal terapeuta una ricetta per cambiare il figlio senza cambiare se stessi, ma egli non può adeguarsi alle aspettative della famiglia e offre un supporto per cambiare il sistema. Bowen non formula diagnosi, ma si pone come consulente di problemi familiari e supervisore degli sforzi della famiglia nel corso del tempo.

Scopo delle tecniche elaborate da Bowen

  • Diminuire l’ansia paralizzante e restituire all’individuo la direzione e il controllo della propria esistenza
  • Sgretolare lo pseudo-sé confezionato dal sistema sociale di cui la famiglia è l’inconsapevole emissario per scoprire il sé autentico, sommerso nella melma di dinamiche trasmesse di generazione in generazione
  • Preparare gli operatori in modo che, prima di lavorare con gli altri, siano stati allenati ad affrontare il loro sistema familiare
  • Osservando insieme i membri della famiglia si possono notare molte sfaccettature del fenomeno relazionale umano, impossibili da riscontrare in terapie individuali. Di fatto i componenti della famiglia sono, agiscono, interagiscono in una tale varietà di modi che la loro struttura è difficile da vedere e piuttosto complicato da descrivere

La massa indifferenziata dell’io della famiglia costituisce l’identità emotiva. All’interno di questa massa i rapporti sono ciclici:

  • Fasi d’intimità calma e piacevole possono trasformarsi in un eccesso di vicinanza che provoca ansia e disagio con l’incorporamento da parte di uno, del sé dell’altro.
  • Fasi di rifiuto, distanza e ostilità in cui i due arrivano a
 sentirsi reciprocamente repellenti.

A volte queste reazioni ricorrono a intervalli frequenti o altre volte rimangono fisse per lunghi periodi e le persone (per es. i due coniugi) si possono respingere per anni. In questa fase di rifiuto, ciascuno può riprodurre la fusione e un analogo coinvolgimento emotivo, con un altro membro della famiglia o con persone al di fuori. 
Nel sistema emotivo della famiglia le tensioni si spostano in una serie ordinata di alleanze e rifiuti.

Il triangolo è alla base di ogni sistema emotivo. In periodi di calma dove fra le due persone si instaura un’alleanza emotiva piacevole, il terzo, sentendosi estraneo, cerca di conquistare il favore di uno dei due o di attuare un rifiuto. In periodi di tensione l’estraneo occupa una posizione privilegiata rispetto alle due persone super-coinvolte che in genere cercano di trascinarlo nel conflitto. Se la tensione cresce, i tre coinvolgeranno un maggior numero di persone esterne dato che i circuiti emotivi s’imperniano su una serie di triangoli emotivi interdipendenti.

Le principali considerazioni nello studio delle famiglie sono:

  • Il grado di differenziazione del sé o al contrario di fusione
 dell’io, di ogni persona.
  • Il sistema di relazioni all’interno della massa dell’io della famiglia nucleare e delle forze emotive esterne cioè dei sistemi emotivi dell’ambiente
  • Il sistema di proiezione familiare tramite il quale i problemi dei genitori si trasmettono ai figli
  • La trasmissione ai figli di differenti gradi di maturità che può avvenire attraverso più generazioni: famiglia nucleare e famiglia estesa

Parlare del grado di differenziazione è un tentativo di concettualizzare il modo di funzionare dell’umanità. Si stabilisce una scala da 0 a 100 dove 100 equivale alla maturità emotiva completa e lo 0 rappresenta la non differenziazione.
 Più in basso si trova una persona nella scala di differenziazione, più è attaccata a dogmi religiosi e superstizioni, fa fatica a scrollarsi di dosso queste idee e ritiene gli altri responsabili della propria felicità.

Da 0 a 25: Le persone hanno un livello profondo di fusione dell’io e scarsa differenziazione del sé. Vivono in un mondo di sentimenti: sono dipendenti dai sentimenti che gli altri provano nei loro confronti e gran parte della loro esistenza è impegnata a mantenere relazioni emotive attorno a sé (amare ed essere amati) o a reagire alla situazione di avere fallito nel ricevere amore. Non sono in grado di differenziare il sistema affettivo da quello intellettivo. Sono incapaci di utilizzare un io differenziato: io sono, io credo, io farò, io non farò, mentre nei rapporti con gli altri e il loro uso dell’io è confinato in un narcisistico: voglio, sono ferito, esigo i miei diritti. Crescono nella dipendenza e cercano crescendo altre dipendenze. Sono poco adattabili e cascano facilmente in squilibri emotivi. Lo schizofrenico grave si colloca circa a livello 10 e i suoi genitori circa a livello 20. E’ raro vedere persone di questo tipo raggiungere un livello più alto di differenziazione, anche se con adeguati interventi, possono ottenere un notevole alleviamento dei sintomi.

Da 25 a 50: Sono persone con un sé poco definito ma una capacità potenziale di differenziarsi. Appartengono a questo gruppo i sensitivi e coloro in grado di rispondere emotivamente all’armonia o alla disarmonia che li circonda. Troppa energia vitale è impiegata nel dare e ricevere amore e approvazione e poco resta per attività auto-determinate volte a raggiungere obiettivi precisi. Decidono secondo ciò che sentono giusto e si adattano al sistema più vicino al loro apparato emotivo. Invece di servirsi del “io credo” delle persone differenziate, usano la scienza e la filosofia per dimostrare ciò in cui credono. Con la terapia possono arrivare a una maggiore differenziazione ma il problema è che raggiunto l’equilibrio emotivo perdono la motivazione.

Da 50 a 75: Le persone hanno un grado più elevato di differenziazione: nonostante abbiano opinioni abbastanza definite la pressione verso il conformismo è grande e sotto tensione fanno compromessi sia di principio che di scelta, per non rischiare di dispiacere agli altri mantenendo le proprie convinzioni. Queste persone hanno più energia per le azioni dirette che per tenere in equilibrio il sistema emotivo. In genere in terapia la risoluzione dei sintomi è piuttosto rapida.

Da 75 a 100: Sono le persone che non hanno mai sperimentato la pratica clinica. Persone differenziate che perseguono i loro principi, raggiungono gli obiettivi che si prefiggono, si assumono le proprie responsabilità

Riguardo al sistema di relazioni nella famiglia nucleare e delle forze emotive esterne, i coniugi usano principalmente tre meccanismi per controllare l’intensità della fusione dell’io:

  • Conflitto coniugale: tutti e due i coniugi lottano per dividere in parti uguali il sé comune e nessuno cede nulla all’altro
  • Disfunzione di un coniuge: brevi periodi di conflitto seguiti dalla resa riluttante di uno dei due, quello che cede più spesso, per ridurre lo scontro
  • La proiezione e la trasmissione del problema a uno o più figli per costruire alleanze. Nella maggior parte delle famiglie i problemi dei coniugi si espandono in tutte le aree.
Le alleanze che si creano all’esterno della famiglia nucleare sono importanti nel determinare l’intensità del processo interno. Quando c’è un alto grado di fusione dell’io o in periodi di tensione, il contatto con la famiglia di origine può essere stabilizzante o al contrario molto disturbante (pag. 40). Nella maggior parte delle famiglie i genitori trasmettono parte della loro immaturità a uno o più figli e questa trasmissione può avvenire attraverso più generazioni. Ci vogliono almeno tre generazioni perché una persona acquisisca il livello del “non se” che culmina nella schizofrenia. Nella situazione media l’immaturità progredirà molto lentamente. 

Indagini sullo sviluppo della disfunzione

La conoscenza e le valutazioni dei campi familiari serve al terapeuta per conoscere la famiglia e il suo funzionamento e fare un piano terapeutico verso la differenziazione del sé. Principale obiettivo di quest’approccio è di aiutare i componenti della famiglia a raggiungere un più alto livello di differenziazione; un sistema emotivo come quello familiare funziona per mezzo di un equilibrio molto delicato basato sul fatto che ciascuno dedica una certa quantità di tempo al benessere degli altri. Lo studio funzionale ha diverse direzioni:

  • Analisi cronologica: molte manifestazioni sintomatiche sono ricollegate nel tempo ad altri fatti accaduti sia nella famiglia nucleare sia in quella estesa.
  • Funzionamento della massa dell’io genitoriale dopo il matrimonio: quest’unità ha un sistema proprio di dinamiche interne che cambia con il passare degli anni.
  • Diventare genitori: importanti cambiamenti accompagnano la nascita dei figli in cui i processi di proiezione e immaginazione dei coniugi divenuti genitori cambiano fortemente.
  • Osservazioni sulle due famiglie estese: obiettivo generale è seguire la famiglia nel tempo concentrandosi sui fatti 
che sono connessi e interdipendenti

Il triangolo è alla base della struttura di ogni sistema:
 quando la tensione emotiva fra due persone supera un certo livello, una terza persona è chiamata in campo, consentendo alla tensione dei vari membri di alleggerirsi. Ogni coppia di persone può formare nuovi triangoli interdipendenti, così la tensione spostandosi dagli uni agli altri diventa più sopportabile e non è possibile aiutare una persona di un triangolo a differenziarsi se non si agisce simultaneamente sui triangoli interconnessi. E’ importante vedere la propria famiglia come un insieme di situazioni triangolari e osservare i modi per de-triangolarsi.

Accompagnare le persone alla differenziazione

  • L’approccio ottimale è iniziare e continuare con marito e moglie insieme, con il terapeuta che funge da potenziale triangolo, ma rimane emotivamente distaccato (de-triangola). Quando i coniugi cambiano il loro rapporto, l’equilibrio emotivo della famiglia di origine cambia, e questo avviene in tutti i sistemi emotivi interdipendenti. Siccome il legame emotivo tra i due coniugi è identico a quello che ciascuno di loro ha avuto nella propria famiglia di origine, è utile incoraggiare i singoli coniugi a differenziare il proprio sé dalla famiglia di origine.
I terapeuti migliori sono quelli che hanno lavorato sui propri triangoli familiari e ne conoscono i meccanismi. Il terapeuta poi è bene che tenga monitorate le sue reazioni perché anch’esse potrebbero ostacolare la differenziazione della famiglia in terapia.
  • Differenziazione solitaria di un solo membro sotto la guida del terapeuta che rappresenta il passo preliminare per la differenziazione del proprio se dall’altro, ma è un processo meno efficace, perché le forze in campo sono meno.

Concetto di differenziazione

Il bambino quando nasce viene separato dalla madre ma il processo emotivo è più lento e complicato e dipende da tanti fattori: dallo stile di vita dei genitori, da come la madre si è differenziata dai propri genitori, dal clima emotivo della famiglia di origine, dalla natura della sua relazione con il marito e con altre persone significative. Anche la misura con cui il bambino è coinvolto con il padre dipende dalla relazione fra padre e madre. Il grado di attaccamento affettivo non risolto equivale al grado d’indifferenziazione. Più è basso questo grado più è forte l’attaccamento e più intensi sono i meccanismi atti a controllare l’indifferenziazione.

Il meccanismo usato generalmente per risolvere questi problemi è il taglio del cordone, cioè il raggiungimento di una distanza emotiva attuata con meccanismi interni o con la distanza fisica. Chi si allontana fisicamente s’illude che questo avvenga anche a livello psichico, mentre più è netto il taglio con i genitori, più è prevedibile che egli ripeterà lo stesso modello nelle relazioni future, per esempio se nel matrimonio o in altri settori della vita la tensione aumenta, egli se ne andrà via e il legame tenderà a non chiudersi mai. Chi invece utilizza i propri meccanismi interni per allontanarsi e rimane presente nei momenti di tensione, è soggetto a disfunzioni tipo:  malattie fisiche, disturbi emotivi come la depressione, disfunzioni sociali tipo l’alcolismo, mentre le sue relazioni nel gruppo appariranno buone.
Il taglio emotivo principalmente nega l’intensità dell’attaccamento e simula un’autonomia non ancora raggiunta. Per lo più il momento dell’adolescenza è quello durante il quale si nega l’attaccamento e si assumono posizioni estreme.

La storia di vita delle persone è determinata dal grado di attaccamento emotivo non risolto, dall’ansia che ne deriva e dal loro modo di affrontarlo. Aprirsi alla famiglia estesa può ridurre l’ansia e permettere di lavorare più agevolmente sulla differenziazione. Le persone che tagliano con la propria famiglia tendono a cercare relazioni migliori all’esterno cosa che renderà migliore la vita e ridurrà l’ansia, ma queste relazioni tendono nel tempo a divenire simili a quelle con la famiglia di origine e la persona taglierà nuovamente i ponti, fino a isolarsi sempre più.

Definire e differenziare il Sé nella famiglia estesa

Uno sforzo di differenziazione è quello che avviene per definire se stessi in relazione agli altri. E’ un processo di grande potenza emotiva attraverso cui le persone si legano insieme e si isolano nei momenti di ansia, si cercano poi respingono a vicenda. E’ molto comune che i membri di una famiglia si sentano parte di un gruppo e si mettano in relazione con gli altri non come individui ma come gruppo. E’ importante per esempio stabilire con ciascuno dei genitori una relazione distinta che aiuta poi a stare in coppia e a creare una relazione differenziata fra due persone che possono comunicare direttamente (senza triangolare) rispettandosi reciprocamente.

Lo sforzo per diventare osservatore di se stessi e imparare di più sulla famiglia d’origine riduce la reattività emotiva e aumenta la capacità di osservazione. E’ un vantaggio per tutta la famiglia ed è uno degli sforzi più costruttivi che si possano fare, se uno dei membri riesce a porsi in rapporto più liberamente con gli altri senza schierarsi o farsi irretire dal sistema emotivo familiare.

La de-triangolazione del sé dalle situazioni emotive è necessaria alla differenziazione. L’obiettivo è rimanere in contatto con un sistema emotivo che è triangolare e coinvolge sempre altre due persone, e non schierarsi né da una parte né dall’altra, ma mantenere una reazione neutrale, laddove anche il silenzio è percepito come risposta emotiva. La differenziazione avviene in circostanze in cui le condizioni emotive sono intense (in genere il sistema familiare fa di tutto per evitare che affiorino), per cui è importante essere presenti quando sono in atto delle situazioni emotive naturali quali: una malattia, un lutto, un ritorno, una vacanza importante

Concetto e modificazione dei triangoli emotivi

Il triangolo rappresenta la molecola di ogni sistema emotivo; anche quando il sistema include più persone, è composto da una serie di triangoli interconnessi. I triangoli sono in costante movimento, facilmente prevedibile; la conoscenza del loro funzionamento fornisce la tecnica necessaria per modificarne il funzionamento. Un sistema familiare cambia se uno qualsiasi dei suoi triangoli è modificato pur restando in contatto emotivo importante con gli altri.

Lavorare sulla diade: si rivela terapeutico il contatto fra due persone che fanno parte di un sistema emotivo familiare con una terza che conosce il funzionamento dei triangoli e non è coinvolta nei movimenti emotivi della diade. Se questa persona riesce a restare in contatto con la diade senza farsi coinvolgere il funzionamento della coppia sarà automaticamente modificato.

Lavorare su un membro della famiglia: se uno dei componenti del triangolo è in grado di cambiare, il triangolo con molta probabilità verrà modificato e allo stesso modo se un triangolo  cambia, anche l’intera famiglia estesa cambia. Si può fare leva su un solo membro a patto che sia sufficientemente motivato ed è importante insegnargli il funzionamento dei triangoli e dei sistemi emotivi, garantendogli una supervisione dei suoi sforzi. E’ importante che il terapeuta esca dal ruolo di taumaturgo per dare la responsabilità alla famiglia stessa.

La reazione della famiglia con la morte

La morte è il principale argomento tabù. Nella relazione medico-paziente, più il medico è emotivo più tende a usare un gergo che i familiari non comprendono; anche quando ritiene giusto attenersi al principio di dire al paziente i fatti, può comunicarli con un’ansia tale che il malato diventa più vulnerabile. Tutte le persone malate gravi sono riconoscenti quando si offre loro l’opportunità di parlare della morte (anche quelle non direttamente ammalate) e ne escono sempre rafforzate.

L’onda d’urto emotiva è un fitto intreccio di contraccolpi sotterranei costituiti da eventi vitali gravi che possono prodursi nel sistema familiare esteso nei mesi o negli anni che seguono un evento di forte significato emotivo, come una morte o una malattia, e lo stesso può accadere con avvenimenti positivi come un matrimonio o una nascita.
 E’ importante comprendere l’onda d’urto emotiva quando le famiglie hanno problemi legati alla morte di un loro membro che aveva un ruolo cruciale nel mantenere l’equilibrio familiare. Il rito del funerale ha lo scopo di seppellire il morto e non di negare la morte e perpetuare i legami emotivi non risolti. Ad esempio il funerale privato in genere motivato dal desiderio ansiogeno della famiglia di evitare il contatto con l’emotività delle altre persone, è una pratica che impedisce al sistema degli amici di concludere la relazione con il morto e priva la famiglia dell’appoggio degli amici. In genere i bambini non sono molto turbati di fronte alla morte, ciò che li turba è il contatto con l’ansia di chi sopravvive.