Carattere e Nevrosi

Elaborazione del testo di Claudio Naranjo

Il degrado della coscienza è un processo della personalità altrimenti detto “Teoria della nevrosi”.

Nella tradizione spirituale troviamo l’equivalente nella metafora della “cacciata dal paradiso terrestre”. L’individuo che vive questa condizione ignora di star vivendo una perdita, una limitazione, una impossibilità di sviluppare le proprie potenzialità. La differenza fra la condizione potenziale e il presente è la stessa che c’è fra stato di veglia e stato onirico, illuminazione e perdita di consapevolezza. Il “degrado” o “caduta” della coscienza non è solo una perdita di consapevolezza, ma anche un degrado della sfera emotiva. Secondo Maslow in condizioni ottimali l’uomo è motivato dall’abbondanza e dal fluire di una soddisfazione di fondo, in condizioni di carenza l’uomo è motivato dal desiderio di colmare un vuoto piuttosto.

Secondo Freud la nevrosi nasce da una frustrazione infantile di un desiderio libidico nei confronti del genitore dal sesso opposto. Oggi si dà più importanza alla mancanza d’amore e alla frustrazione del bisogno di contatto e rapporto che non alla frustrazione istintuale pre-genitale e genitale. Queste delusioni ricevute nell’infanzia generano una catena di ripercussioni emotive e atteggiamenti nevrotici trans-generazionali per cui le nostre difficoltà  precoci le trasmettiamo ai nostri figli che le trasmettono ai loro figli, fino alla presa di coscienza.

Le cause dei nostri limiti derivano da diversi fattori traumatici, ma in primis c’è la relazione con i genitori, all’inizio soprattutto quella materna, poi quella paterna. Quando nasciamo siamo come dei semi con un determinato potenziale di crescita, che necessita di una condizione favorevole di terra, acqua e sole (Karen Horney). Nella visione psicanalitica la nevrosi è l’ingerenza del Super-Io sulla vita istintuale; per Naranjo il nostro conflitto di base nasce da un’interferenza del carattere con l’autoregolazione dell’organismo.

Il termine “carattere” dal greco kharássō significa scolpire. In riferimento alla persona il carattere è ciò che le resta scolpito dentro dopo i vari condizionamenti emotivi,  cognitivi, comportamentali. Il nucleo fondamentale del carattere ha una duplice natura emotiva e cognitiva: è il risultato di un’interferenza della passione con l’istinto, alimentata da una tendenza cognitiva deformante nata dall’abbinamento della carenza affettiva con le definizioni cognitive apprese.  Il carattere poi nasce sia per identificazione con il genitore sia l’atteggiamento opposto di ribellione.

L’esigenza di ricevere dai genitori l’amore necessario può venire frustrata e tradita in molti modi. Per reagire alla mancanza dei bisogni primari il bambino deve ricorrere alla manipolazione. Il perdurare di questa strategia adattiva genera rigidità cioè il carattere della persona. L’individuo poi procede in automatico, si trova dentro un’inerzia di reazioni: non consulta la mente nella sua totalità, non guarda più la situazione presente in maniera creativa.

La Quarta Via è la visione di George Gurdjieff introdotta in occidente agli inizi del ‘900 attraverso cui egli propone il raggiungimento di un reale e completo sviluppo dell’uomo. La caratteristica fondamentale del metodo è il “risveglio” cioè la conoscenza dei propri tratti dominati e pervasivi della personalità. Il carattere si struttura secondo un determinato numero di modalità di base. Ognuno di noi ha in sé tutti i caratteri in modo più o meno visibile, ma ne sviluppa uno che diventa predominante a seconda dell’interazione tra fattori innati e fattori ambientali.

Esistono nove caratteri fondamentali. Per ogni carattere vi sono tre varianti a seconda che predomini l’istinto di auto-conservazione, la pulsione sessuale o l’istinto sociale. Per ogni carattere troviamo una passione dominante associata a una fissazione cognitiva. Le nove tipologie o enneatipi sono rappresentati dalla struttura geometrica dell’enneagramma.

Il modello di Enneagramma descritto da Naranio è una circonferenza dove i caratteri contigui sono simili fra loro, mentre quelli contrapposti corrispondono a delle polarità. Vi sono tre gruppi fondamentali:

  • schizoide, orientato al pensiero (Cinque, Sei e Sette);
  • isteroide, orientato al sentimento (Due, Tre e Quattro);
  • corporeo o epilettoide, orientato all’azione (Otto, Nove Uno).

Ogni enneatipo è caratterizzato da una particolare pulsione o passione emotiva. La passione è qualcosa di diverso dall’emozione. L’emozione è qualcosa che irrompe, come un’ebrezza generosa, la passione è più una “malattia”, un bisogno che nasconde una carenza.

Passioni

Uno: rabbia, Due: orgoglio, Tre: vanità, Quattro: invidia, Cinque: avarizia, Sei: paura, Sette: gola, Otto: lussuria, Nove: indolenza

La pigrizia psico-spirituale del Nove è la passione fondamentale, il “do” delle passioni. Nel triangolo 9, 6,3 troviamo le pietre angolari dell’edificio emotivo. Gli stati emotivi intermedi possono essere intesi come interazioni tra questi tre punti cardine. Le frecce legano i tre punti del triangolo secondo la direzione antioraria cioè: 9, 6, 3 ecc. Se leggiamo la sequenza psico-dinamica partendo dall’alto, osserveremo che l’inerzia psicologica (indolenza) priva l’individuo di una base fondamentale dalla quale agire, e quindi genera paura. Ma poiché, per quanta paura possiamo avere del mondo, è lì che dobbiamo vivere, ci sentiamo costretti a risolvere tale contraddizione agendo sulla base di un falso sé, una maschera (vanità). Nella misura in cui perdiamo di vista chi siamo veramente, perpetuiamo questo circolo vizioso (indolenza – paura – vanità).

Anche le rette che collegano i punti 1, 4, 2, 8, 5, 7, 1 indicano relazioni psico-dinamiche. L’orgoglio (2) nasconde un senso di mancanza di autostima rimossa, il senso di mancanza caratterizza l’invidioso (4), nell’invidia viene introflessa la rabbia (1), che a sua volta è una maschera all’ingordigia (7). Il fascino del Sette può essere considerato come un tentativo di fuggire dalla goffaggine del cinque (l’inadeguatezza è compensata da una falsa abbondanza). L’isolamento (5) può essere visto come un modo di vendicarsi con la stessa prepotenza e astiosità dell’Otto. La lussuria dell’Otto può essere vista come un’esaltazione e trasformazione dell’orgoglio (2), dove la dipendenza è negata e trasformata in un atteggiamento di sopraffazione.

Fissazione cognitive

Alla base di ogni enneatipo troviamo una fissazione cognitiva che si esprime nei termini di un processo cognitivo, una convinzione recondita sul modo giusto di vivere. Secondo Ichazo le fissazioni e i “difetti cognitivi specifici” sono i seguenti: Uno: risentimento (perfezionismo); Due: adulazione (auto-adulazione – falsa generosità e soddisfazione); Tre: vanità (inganno e autoinganno – finzione di sé agli altri); Quattro: malinconia (auto-frustrazione – guardare solo ciò che manca); Cinque: spilorceria (distacco); Sei: vigliaccheria (accusa); Sette: pianificazione (fraudolenza); Otto: vendetta (dal passato al presente); Nove: indolenza (dimenticanza di sé)

A volte nel processo terapeutico è possibile recuperare il ricordo del momento in cui si è presa la decisione di fondo che determina il carattere: di farsi vendetta e di non amare più; di fare da soli e non fidarsi più; di evitare i conflitti; ecc..

Noi cerchiamo la chiave della nostra “liberazione” nel posto sbagliato. La chiave è l’Essere. Il fatto è che, mediamente, noi esistiamo senza avere l’esperienza di essere, senza sapere di essere. Dall’impossibilità di percepire il senso di “essere” deriva la “motivazione da carenza”, quella pulsione orale di fondo che sostiene l’intera struttura della libido. Mentre l’eros è abbondanza, la “libido” è la ricerca dell’abbondanza. La libido si manifesta sotto forma di “passione”. Le passioni sono l’espressione di un tentativo di recupero del senso dell’essere andato perduto.

Durante l’infanzia esiste una “psicodinamica originaria” che si esprime nei termini di una reazione al problema dell’essere o non essere amati. La frustrazione generata da questa mancanza è poi mantenuta e perpetuata sotto forma di pulsione, o passione, nell’adulto. “L’essere non è mai là, dove sembra; è possibile trovarlo soltanto accettando il “non essere”, la mancanza, la carenza, e intraprendendo così un viaggio nella vacuità”.

Breve scorcio dei caratteri

  • L’Uno è risentito e bendisposto, corretto e formale, poco spontaneo, incline al dovere (personalità ossessiva del DSM III).
  • Il Due è egocentricamente generoso, edonista, allegro, ribelle verso tutto ciò che lo limita (personalità istrionica del DSM III).
  • Il Tre è controllato, leale, coerente, capace di coinvolgimenti emotivi prolungati; egli cerca di ottenere l’apprezzamento degli altri conquistando il successo e mostrandosi efficiente e simpatico.
  • Il Quattro è masochista, protrae un’immagine di sè scadente, si comporta da vittima, ha la tendenza a soffrire più del necessario, è fortemente dipendente dall’amore degli altri, ha un senso cronico del rifiuto e tende alla scontentezza.
  • Il Cinque è trattenuto, isolato, con pochi amici, minimizza i propri bisogni, timido, ha difficoltà a esprimere la rabbia (personalità schizoide DMS-III).
  • Il Sei è paranoico, sospettoso, talvolta ha una bellicosità che nasce dalla paura dell’autorità alimentata, dall’evitamento dell’esperienza della paura (personalità evitante DMS-III).
  • Il Sette è ottimista, estremamente indulgente con se stesso (per lui nulla è proibito), vede l’autorità come negativa, usa le proprie doti come l’intelligenza, il talento e il fascino per ottenere ciò che vuole, è narcisista, orientato al piacere e vive di fantasie, di piani e di progetti irreali (sindrome narcisistica DMS-III).
  • L’Otto è una persona orientata verso il potere, il predominio e anche la violenza (personalità antisociale e sadica DMS-III).
  • Il Nove è psicologicamente pigro ed è orientato a un iperadattamento rassegnato, pronto a farsi da parte, privo di iniziativa e conformista (personalità dipendente DMS-III).

Uno – Rabbia e perfezionismo

L’individuo che possiede questo carattere è un individuo che cova rabbia sottoforma di risentimento. Infatti, quando la esprime verbalmente lo fa in maniera controllata, educata, civile. Nelle azioni esprime la rabbia inconscia attraverso atteggiamenti falsamente benevoli, oppure critici ed esigienti. Dunque non è mai sgodevole e sgarbado, ma di buone maniere. Nel complesso l’Uno è un carattere “perfezionista”. Ciò significa che è ossessionato dal dover migliorare le cose, per cui l’esperienza o gli eventi devono coincidere con un codice di valori, modelli, idee, gusti e regole predeterminati. In questo senso l’Uno risulta essere esageratamente meticoloso, pedante, corretto e scrupoloso. Altre caratteristiche dell’Uno sono la difficoltà a stare in contatto con la propria interiorità e l’orgoglio; orgoglio nel senso del sentirsi speciale e indispensabile. L’Uno e il Cinque hanno molti aspetti in comune, quali la rigidità, la parsimonia, il controllo e il dominio del Super-Io.

Nel DSM-III la sindrome di cui stiamo parlando è identificata come disturbo di personalità ossessivo-compulsivo, per la cui diagnosi sono forniti i seguenti elementi:

  • Espressione dell’affettività coartata (appare teso, non rilassato, malinconico e cupo; l’espressione dell’emotività è tenuta sotto stretto controllo).
  • Si considera una persona coscienziosa (industrioso, fidato ed efficiente; apprezza l’autodisciplina, la prudenza e la lealtà).
  • Rispetto nei rapporti (manifesta un’insolita adesione alle consuetudini sociali e al diritto di proprietà; preferisce rapporti personali improntati alla cortesia, alla formalità e alla correttezza).
  • Costrizione cognitiva (si costruisce un mondo fatto di regole e gerarchie; non ha fantasia, è indeciso e lo sconvolgono abitudini o idee nuove o insolite).
  • Comportamento rigido (conduce una vita ben strutturata, estremamente regolata e ripetitiva; dice di preferire un lavoro organizzato, metodico e meticoloso).

Nella storia della psicologia i caratteri Cinque e Uno sono stati spesso confusi e non distinti bene. Kurt Schneider, in Die psychopathischen Personlichkeiten, parla degli ‘anancastici’ (i nostri perfezionisti) come di una variante degli ‘insicuri’ distinta dai ‘sensibili’ (i Cinque). V. E. von Gebsattel, in The world of the Compulsive, parla dell’anancastico come fosse una forma di ossessività schizoide (Cinque). Ad ogni modo, egli riconosce bene le caratteristiche proprie dell’Uno negli aspetti di meticolosità, pedanteria, correttezza e scrupolosità esagerate. Freud, Reich e Abrham parlando del ‘carattere anale’ affrontano in modo unitario le due sindromi della rabbia e dell’avarizia.

Freud, nel suo saggio dedicato al ‘carattere anale’ (derivante cioè dall’erotismo anale), scrive che questi nevrotici presentano tre elementi particolarmente pronunciati: amore per l’ordine (pedanteria); parsimonia (avarizia); ostinazione (diffidenza rabbiosa).

Abraham, prendendo le mosse da Frerud, osserva che le persone con un carattere anale pronunciato sono convinte di fare tutto meglio degli altri: “devono fare tutto loro”.

Reich, in Analisi del carattere, chiama ‘coatto’, o anche ‘distinto’, il carattere di colui che ha il senso pignolo dell’ordine. La vita di questa persona si svolge secondo un programma prestabilito e inderogabile. Dietro al suo pronunciato contegno si nascondono “l’irresolutezza, il dubbio e la diffidenza”. Il ‘coatto’ rifugge dagli affetti, non si sbilancia mai troppo – è ‘tiepido’ sia quando ama che quando odia -, e questo lo può portare ad avere dei blocchi affettivi. Inoltre, il ‘distinto’ è una persona riservata, seria, e in qualche modo arrogante, un tipo che, camminando in modo lento e misurato, evita – o nasconde – qualsiasi fretta o eccitazione. Il ‘distinto’ parla in modo corretto, ordinato, pacato e signorile. Il suo atteggiamento da ‘lord’ è una difesa contro l’atteggiamento sessuale: “Un uomo perbene non fa queste cose”.

Theodore Millon, in Desorders of Personality: DSM-III, afferma che della persona compulsiva spesso colpisce l’aria torva e triste propria di una persona introversa e seria. La loro postura e gestualità riflettono la loro rigidità di fondo. Essi controllano le proprie emozioni. Sono cortesi, formali e tendono ad avere una visione dei rapporti autoritaria, basata sulle differenze di rango o status. Con i ‘superiori’ essi sono deferenti, melliflui, ossequiosi, efficienti e seri. Nei confronti dei ‘subordinati’, invece, essi diventano autocratici, tronfi e spocchiosi, assumono un tono di condanna e giustificano le proprie intenzioni facendosi scudo delle regole cui è necessario sottostare.

La Horney, in Nevrosi e sviluppo della personalità, Distingue le persone che risolvono i conflitti seducendo e quelli che li risolvono attraverso il domino e l’opposizione. Ai secondi appartiene la categoria dei ‘perfezionisti’. Il perfezionista è descritto come un individuo che ha un’aria di superiorità arrogante che gli deriva dall’elevatezza dei suoi ideali, morali e intellettuali. Egli adempie scrupolosamente i propri doveri, è educato e corretto e conduce una vita impeccabile. Il perfezionista cade nell’autoinganno di considerare la realtà e la morale, una cosa sola. Dagli altri esige rispetto e disprezza chi non si piega ai propri valori. E’ convinto che nella vita agisca una giustizia infallibile e, attraverso questa convinzione, controlla inconsciamente la vita stessa.

Ritroviamo il perfezionista nel tipo pensiero estroverso di Jung. In Tipi piscologici Jung descrive la persona in questione come un uomo che tende a far dipendere la sua vita da conclusioni intellettuali e da formule morali. La formula diventa per lui una legge dell’universo che deve realizzarsi sempre e ovunque. Ogni cosa deve sottomettersi alla sua formula.

Nella medicina omeopatica l’Uno trova rispondenza negli individui che usano arsenicum. La Coulter, in Portraits of Homeopatic Medicines, definisce la personalità coscienziosa e meticolosa del bambino arsenicum e nel comportamento ossessivo e ansioso dell’adulto mai soddisfatto dei propri risultati. Altre sue caratteristiche sono l’ordine, l’autocritica, la competitività, la pignoleria, la meticolosità, la preoccupazione per il denaro, il desiderio di prendere tutte le decisioni e l’intellettualizzazione.

Elementi Caratteriali

  • Critica (aggressività intellettuale la cui causa resta più o meno inconscia). Attraverso la critica intellettuale la rabbia viene giustificata razionalmente, e quindi negata.
  • Atteggiamento pretenzioso (affermazione prepotente dei propri desideri e inclinazione alla disciplina).
  • Prepotenza (modo di atteggiarsi autocratico, sicuro di sè, maestoso, presuntuoso, altezzoso, sdegnoso, forse compiacente e condiscendente).
  • Perfezionismo (obbedisce all’autorità delle regole, dei ruoli e dei costumi, i quali ultimi li fa suoi e li difende).
  • Iper-controllo (controlla eccessivamente i propri comportamenti risultanto rigido e impacciato, incapace di improvvisare).
  • Autocritica (dietro al suo alone solenne e virtuoso disprezza e denigra se stesso).
  • Disciplina (disciplinato, lavoratore, oltremodo serio, nega il piacere).

Cinque – Avarizia e Distacco

I due aspetti di fondo del tipo Cinque sono l’avarizia e la rinuncia. L’avarizia è intesa come un “trattenersi” e un “trattenere dentro” contrassegnato dalla paura (lasciarsi andare significherebbe uno svuotamento catastrofico). Questo individuo si è rassegnato a non ottenere amore e a non stringere rapporti con gli altri così da aggrapparsi a se stesso – e talvolta anche alle cose – in maniera compensatoria. Inoltre, egli cerca di minimizzare i propri bisogni e le proprie pretese, ed è incline a farsi comandare in virtù di un’obbedienza compulsiva. Lo stato di bisogno del Cinque è sepolto dietro un velo di rassegnazione, indifferenza, rinuncia. Il cinque è caratterizzato da un’eccessiva vulnerabilità. Egli è ipersensibile e freddo al tempo stesso. La fissazione cognitiva del Cinque, in riferimento  alla sua impossibilità inconscia a dare, la possiamo identificare nella “meschinità”.

Schneider confonde in un solo tipo, il ‘sensibile’, l’ossessivo (Uno) e lo schizoide (Cinque). In Die Psychopathischen Personlichkeiten egli descrive le persone ‘sensibili’ come soggetti che sanno lasciarsi impressionare molto da ogni esperienza pur faticando a esprimerla; che elaborano le esperienze in modo trannenuto e che rivolgono tutto su di sè, cercano in se stessi la colpa di ogni evento. Kretschmer, in Korperbau und Charakter, descrive la sindrome dello “schizoide” nel modo seguente:

  • Non socievole, riservato, serio (privo disenso dell’umorismo)
  • Apprensivo, timido, di sentimenti buoni, sensibile, nervoso, eccitabile, amante della natura e dei libri.
  • Remissivo, gentile, onesto, indifferente, taciturno.

Scheldon, in The Varieties of Temperament, individua i seguenti punti caratteriali dello schizoide:

  • Postura e movimento trattenuti, rigidità
  • Reazioni fisiologiche eccessive
  • Reazioni manifestatamente veloci
  • Amore per l’intimità
  • Intensità mentale eccessiva, estrema vigilanza, apprensione
  • Riservatezza di sentimenti, emotività trattenuta
  • Mobilità degli occhi e del volto molto controllata
  • Socio-fobia
  • Comportamento sociale inibito
  • Resistenza alle consuetudini
  • Agorafobia
  • Atteggiamenti imprevedibili
  • Trattiene il tono della voce e si trattiene dal far rumore
  • Ipersensibilità al dolore
  • Sonno scarso, affaticamento cronico
  • Concentrazione e aspetto giovanili
  • Dissociazione mentale verticale, introversione
  • Resistenza all’alcol e ai sedativi
  • Bisogno di solitudine quando è angosciato
  • Orientamento verso le ultime fasi della vita

La Horney, in Nevrosi e sviluppo della personalità, descrive la rinuncia dello schizoide come ricerca di una pace che consiste nell’allontanamento dal proprio conflitto intrapsichico. Talvolta questa pace viene trovata nel prendere le distanze da tutto ciò che non è essenziale, come nella dedizione all’elevazione spirituale o nella ricerca di una felicità trascendente. Di fatto, la sua rinuncia è un processo di minimizzazione dell’esistenza e dello sviluppo della personalità. Colui che si allontana dal conflitto, inoltre, diventa un semplice spettatore di se stesso, della sua vita e degli altri, capace di analizzare lucidamente i fenomeni. “Vive come se se ne stesse seduto e osservasse il dramma che si ripete sul palcoscenico […]. [E] nulla di ciò che ha scoperto ha costituito per lui una esperienza. Essere spettatore di se stesso significa […] non partecipare attivamente alla vita […]”. In lui è assente ogni desiderio di successo e la sua pigrizia, come la sua disattenzione o fiacchezza, è una strategia per evitare il contatto.

Fairbairn, in Studi psicoanalitici sulla personalità, afferma che nello schizoide il distacco costituisce una difesa “contro il temuto attivarsi di un rapporto caratterizzato da un investimento libidico.” “Tale investimento sembra una minaccia che nasce dalla paura che il loro amore per l’oggetto distrugga e addirittura devasti l’oggetto”. Tuttavia, la sua paura è anche paura di perdere se stesso in un’eccessiva sete d’amore, di rimanere soffocato dall’intensità del bisogno di dipendenza. Inoltre, possiamo vedere l’isolamento e la scissione nevrotica del Cinque come una difesa contro un’impulsiva distruttività che lo porterebbe a essere un lussurioso.

Nel DSM-III troviamo la descrizione del nostro carattere cinque definito come “disturbo schizoide di personalità”:

  • Indifferenza per le relazioni sociali. Le persone con questo disturbo preferiscono essere “solitarie” e non avere amici stretti o confidenti.
  • Indifferenza alle lodi, alle critiche e in genere ai sentimenti altrui.
  • Non ha amici stretti o confidenti (o uno solo) a parte i parenti stretti.
  • Non vi sono eccentricità di comunicazione, di comportamento e di pensiero come accade nel disturbo schizotipico di personalità.

Theodore Millon individua altre caratteristiche che sottendono la lotta fra un’acquiescenza di tipo indipendente e un’indipendenza aggressiva, quali l’umore irritabile e instabile, il sentimento di rabbia e frustrazione, l’immagine di sè insoddisfatta, la scontentezza e la delusione, l’ambivalenza nei rapporti, l’uso di comportamenti imprevedibili e scontrosi per mettere a disagio gli altri.

I Cinque hanno una personalità “passivo-aggressiva”. Essi non riescono a nascondere i propri conflitti come gli “ossessivi” (Uno), ma non riescono nemmeno a risolverli, perciò la loro vita è costantemente intrisa di ambivalenza, indecisione, irrisolutezza, emozioni e comportamenti oppositivi, atteggiamenti bizzarri e imprevedibili. Non riescono a decidere se aderire ai desideri degli altri per ottenere sollievo e sicurezza o procurarseli da soli contando solo su se stessi.

Elementi Caratteriali

  • Trattenersi. In questo elemento ritroviamo aspetti quali l’avarizia, la mancanza di energia, la malvagità, l’insensibilità ai bisogni degli altri, l’aggrapparsi ai contenuti della mente, l’affidamento eccessivo a sè.
  • Incapacità di dare. In questo elemento ritoviamo l’incapacità a dare, l’indipendenza e l’avarizia.
  • Distacco patologico. Qui troviamo l’isolamento, la rassegnazione, l’inibizione della rabbia.
  • Paura di venire sommersi. Paura di venire inghiottiti dagli altri, paura della dipendenza dagli altri.
  • Autonomia. Rinuncia al rapporto con gli altri e ricerca di risorse interne.
  • Insensibilità. Perdita di consapevolezza dei propri sentimenti; inespressione dei medesimi; Incapacità di gioire del piacere. Da ciò risulta freddezza, indifferenza, intolleranza e apatia.
  • Rinvio dell’azione. Significa apatia. Quando il desiderio di entrare in rapporto con gli altri è scarso, anche il desiderio di fare si abbassa. Paura di mostrarsi al mondo.
  • Orientamento cognitivo. Il Cinque è un intellettuale introverso. Ama astrarre, classificare e organizzare l’esperienza. Osservatore distaccato e acuto, preferisce comprendere la vita piuttosto che viverla.
  • Senso di vuoto. Quando evitiamo le azioni, le relazioni e i sentimenti, impoveriamo la nostra esperienza e ci sentiamo sterili e vuoti.
  • Colpa. Il Cinque, come il Quattro, è caratterizzato da una tendenza alla colpa. La colpa emerge all’interno di un senso d’inferiorità, di vulnerabilità, di goffaggine e d’imbarazzo. La colpa è da attribuirsi a un forte Super-Io, ma è anche da interpretare come l’esito di una decisione precoce di ritirare il proprio amore come reazione alla mancanza d’amore da parte del mondo esterno. L’ostilità del freddo distacco e l’incapacità di esprimere la rabbia sono vissuti come colpa.
  • Un Super-Io esigente. Il Cinque, come l’Uno, è un perfezionista, però interno. Da qui parte il suo senso di colpa e l’identificazione con il suo sé svalutato.
  • Negativismo. Il Cinque desidera evitare qualsiasi interferenza e influenza. Egli sabota le richieste degli altri perché per lui vincolanti e si ribella alle proprie. Rifiuta i “dovrei” del Super-Io e così rinvia le azioni che ritiene necessarie.
  • Ipersensibilità: Questa si manifesta in una gamma di comportamenti che vanno dall’insostenibilità del dolore alla paura del rifiuto. La fiacchezza emotiva del Cinque nasce come difesa all’ipersensibilità. Il Cinque non vuole disturbare, anzi vorrebbe camminare senza rovinare l’erba che calpesta. Dietro a questa ipersensibilità può nascondersi un’esperienza di dolore psicologico di cui solo per metà è consapevole, come ill dolore di una colpa, di una solitudine non riconosciuta, del vuoto. L’assenza del piacere e la sensazione di non valere abbassano la soglia del dolore.

Spesso i Cinque hanno avuto una madre assente o aggressiva, manipolante e invadente, per cui non sono riusciti a instaurare un rapporto profondo con lei. L’assenza psicologica e affettiva della madre può essere complicata da un padre distante e dall’assenza di rapporti alternativi. Dalla sua storia familiare il Cinque trae la conclusione che nella vita è meglio stare da soli, che le persone non danno amore e che se lo danno lo fanno per manipolarti.

Ciò di cui il Cinque ha bisogno, qui e ora, non è più tanto l’amore della madre, quanto una vera vitalità, il senso di esistere, una pienezza che egli boicotta evitando la vita e i rapporti. Per lui la speranza non consiste nel ricevere amore, ma nella propria capacità di amare.

Quattro – Invidia, Masochista

Lo stato emotivo dell’invidia implica la sensazione dolorosa di carenza e di desiderio per ciò di cui ci si sente privi. Il Quattro si caratterizza – come tutti i punti situati nella destra dell’enneagramma – per un interesse eccessivo per l’immagine di sè. Mentre il Tre si identifica con la propria idealizzazione, il Quattro si identifica con la parte sottomessa, dalla quale chiede amore e approvazione. E’ una persona animata da una vanità che non riesce a soddisfare, per via di quel misto di senso di penuria, di colpa e d’indegnità sempre presente. L’aspetto più caratteristico del Quattro è la tendenza a fare la vittima e a frustrarsi. La delusione d’amore e il senso di abbandono portano il Quattro a cercare di ottenere attenzioni disperandosi e cacciandosi nei guai.

La sindrome del Quattro è stata riconoscita nella psichiatria già da Kurt Schneider che definì il carattere “psicopatico depresso” come un irrequieto vanitoso, pessimista, che tende a fare confronti con chi è felice e che considera nobile la sofferenza. Secondo K. il depresso a volte è un esteta arrogante che dissimula la sua disperazione, altre volte è un individuo di cattivo umore, freddo, egoista, che trova da ridire su tutto, amareggiato, irritabile, crudele e mal disposto.

Per Reich il tratto distintivo del carattere masochista è “un sentimento soggettivo cronico di sofferenza che si manifesta […] come una tendenza alla lamentela […] a infliggersi dolore e a svalutarsi”.

Melanie Klein sostiene che l’invidia nasca da una frustrazione infantile che porta a percepire la madre come un oggetto cattivo. La prima forma d’invidia avverrebbe verso il seno materno. Successivamente verso la madre che riceve il pene del padre e che dà luce ai figli.

Steiner definisce il tipo “Povero me” come un individuo che cerca intimità grazie al suo io infantile che si mette in relazione “all’Io-genitore” degli altri, passando molto tempo a lamentarsi di come gli vadano male le cose e creando situazioni dove prima manipola le persone, poi si sente perseguitato quando esse si risentono contro di lui.

Secondo Otto Kernberg il “masochista” si mette in situazioni che lo danneggiano e sono la premessa di conseguenze dolorose, rifiuta le offerte di aiuto, reagisce agli eventi positivi personali con depressione e sensi di colpa, agisce in modo da far arrabbiare gli altri o da esserne rifiutato, rifiuta le occasioni di piacere, fa sacrifici enormi per gli altri così da aumentare la propria autostima.

Nel DSM-III la diagnosi della sindrome borderline è quella che più si avvicina al tipo Quattro: umore incostante, autocondanna, impulsività, collera, dipendenza eccessiva e transfert tempestoso.

Millon descrive i borderline come individui immaturi, incapaci di provvedere a se stessi, privi di autostima. I borderline, secondo Millon, anticipano la perdita vedendola accadere, anche se non è vero, vivono nel terrore che gli altri li svalutino e li abbandonino, e rinforzano i legami compiendo dei sacrifici. Inoltre, la depressione dei boorderline servirebbe per frustrare coloro che li hanno respinti o hanno chiesto troppo. Attraverso la lamentela essi eviterebbero la responsabilità, scaricando sugli altri ulteriori fardelli e costringendo la famiglia a prendersi cura di loro con un senso di colpa.

Secondo Holden Kelman al tipo “masochista” serve lamentarsi per evitare rimproveri, competizioni e responsabilità e per giustificare le proprie richieste di amore, approvazione e accettazione.

Karen Horney, a proposito del tipo “remissivo”, scrive “[…] egli si sente infelice più spesso e con maggior intensità degli altri, a causa dei tanti scopi assunti per lui dalla sofferenza”. Secondo la Horney, inoltre, il remissivo investe nell’amore un’aspettativa di salvezza e redenzione. “Amare significa […] diventare una sola carne […], e in quest’unione trovare l’unità che egli non riesce a recuperare in se stesso”.

Elementi Caratteriali

  • invidia: desiderio troppo intenso d’incorporazione della madre. L’invidia può nascere anche nei confronti di un fratello che la madre predilige, cosicchè, per conquistare la madre, l’individuo ha cercato di essere quel fratello. Il Quattro vive un’avidità controllata e venata da sensi di colpa che lo porta a vergognarsi di sè e dell’invidia. Freud ha individuato nelle donne un elemento di “invidia del pene”. Non è un caso che, data la società in cui viviamo, molte donne siano dei Quattro. L’invidia può manifestarsi sottoforma di un senso di vuoto doloroso alla bocca dello stomaco che può portare alla bulimia.
  • scadente immagine di sè: i Quattro possiedono un’immagine di sè negativa accompagnata da un senso d’inadeguatezza, tendenza alla vergogna, sentirsi ridicoli, non intelligenti, brutti, ripugnanti. E’ quest’autodenigrazione che crea il buco nero dal quale emerge la voracità dell’invidia.
  • Sintonizzarsi sulla sofferenza: I Quattro sono pessimisti, amari, cinici, dominati dalla nostalgia e da un segreto senso di abbandono. Caratteristiche concomitanti sono le lamentele, le recriminazioni, l’arroganza e l’autocompatimento.
  • Andare verso: I Quattro sono “amore-dipendenti”, cercano dagli altri quel riconoscimento che non riescono a darsi da sè. Si aggrappano a rapporti che si dimostrano frustranti e sono vischiosi, impongono la propria vicinanza.
  • Accudimento: Il Quattro è considerato premuroso e comprensivo, empatizza con i bisogni degli altri (è un operatore sociale comprensivo, uno psicoterapeuta attento, uno che lotta per chi non ha). Egli, accudisce per sedurre.
  • Emotività: i Quattro sonno molto emotivi. Sono romantici, drammatizzano la sofferenza, sono dipendenti amorosi, dediti agli altri e rabbiosi (provano un odio intenso che rivolgono a se stessi).
  • Arroganza competitiva: nei Quattro odio e arroganza coesistono come compensazione a una cattiva immagine di sè. Si atteggiano facendo le prime donne. Quando la pretesa di sentirsi speciali viene frustrata fanno le vittime, “i geni incompresi”. In tale evoluzione accquisiscono anche tratti di arguzia, inventiva e profondità di sentimenti.
  • Raffinatezza: i Quattro sono distinti, raffinati, delicati, eleganti, e questo per compensare l’immagine mediocre che hanno di sè. In questo però sono poco originali, imitano l’originalità degli altri, a volte invidiano la classe superiore e cercano di distinguersi.
  • Interessi artistici: i Quattro sono inclini all’arte, forse perchè l’invidia li rende raffinati, o forse perchè sono sentimentali. Attraverso l’arte possono idealizzare il dolore e anche trasformarlo in bellezza.
  • Un Super-Io forte: il Quattro usa la raffinatezza e la disciplina per apparire migliore. Ha un forte Super-Io innanzitutto estetico. Ama i cerimoniali ed è attaccato alle regole. 

Otto – Sadismo, Lussuria

La lussuria è un vizio che consiste nell’uso illecito o nell’appetito disordinato dei piaceri carnali. Il tipo Otto è caratterizzato dalla passione per l’eccesso, volta alla ricerca dell’intensità erotica/emotiva e dall’evitamento della dimensione interiore. Attraverso la sua passione per l’eccesso egli compensa una segreta mancanza di vitalità. L’Otto è contrapposto al Quattro. Infatti, l’Otto, contrariamente al Quattro, è sadico (con aspetti di masochismo), agisce senza sensi di colpa, è insensibile e autosufficiente. La lussuria, come la gola, è caratterizzata dall’impulsività e dall’edonismo. L’Otto conosce le leggi morali, ma non le sopporta; con il suo eccesso di arroganza e aggressività lotta per difendersi da una posizione di impotenza. Identificato con il suo Super-Io egli nega la sua parte sottomessa, i suoi sensi di colpa, la sua vergogna e quindi anche il dolore e la fragilità. Il tipo Otto insegue l’essere nel potere di procurarsi il piacere ma poichè si ostina in un atteggiamento di sopraffazione, diventa incapace di ricevere.

Kurt Schneider nomina il tipo in questione “psicopatico esplosivo” definendolo un tipo disubbidiente e diffidente che alla minima provocazione s’infuria senza riflettere.

Krapelin definisce gli psicopatici come persone che hanno bisogno di soddisfare in maniera immediata i propri bisogni e li distingue nei seguenti sottotipi: l’eccitabile, l’instabile, l’impulsivo, l’eccentrico, il bugiardo, l’imbroglione, l’antisociale e il litigioso.

Cleckley distingue i seguenti tratti dello psicopatico: mancanza di senso di colpa, incapacità di amore oggettuale, impulsività, vuoto emotivo, fascino superficiale in società e incapacità di apprendere dall’esperienza.

La sindrome dell’Otto è la stessa della personalità “fallico-narcisista” di Reich, alla quale corrisponde un tipo per lo più atletico, mai servile, arrogante, freddo, riservato, sprezzante, aggressivo.

L’Otto lo ritroviamo nella descrizione di Fromm della persona con “orientamento appropriativo”: colui che “non si attende di ricevere le cose dagli altri in dono ma di sottrarle con la forza o l’astuzia”. In queste persone “si trovano il sospetto, il cinismo, l’invidia e la gelosia”.

Nel DSM-III osserviamo una variante delinquenziale dell’Otto nella “personalità antisociale”:

  • Incapace di sostenere un’attività lavorativa continua
  • Se è un genitore o un tutore, è irresponsabile
  • Non riesce a conformarsi alle norme sociali per ciò che concerne il comportamento legale
  • Non ha mai mantenuto una relazione veramente monogama per più di un anno
  • E’ irritabile e aggressivo
  • Ripetutamente omette di far fronte agli obblighi finanziari
  • Non riesce a fare piani, o è impulsivo
  • Non ha rispetto per la verità, come indicato da ripetute menzogne, uso di falsi nomi o truffare gli altri per piacere personale
  • E’ negligente per quanto riguarda la sicurezza propria o degli altri.

Millon elenca i criteri di giudizio della “personalità attiva indipendente”:

  • Affettività ostile (bellicoso, irascibile, violento)
  • Immagine di sè autoritaria (fiducia in se stessi, vigoroso, energico, turbolento, competitivo)
  • Rivalsa interpersonale (disprezza e umilia gli altri, disprezza i sentimenti e i valori umanitari)
  • Audacia ipertimica (impulsivo, attratto dal pericolo e dalla punizione, incurante delle consegunze)
  • Proiezione malevola (pensa che le persone siano spesso subdole, punitive e prepotenti)

Karen Horney nel 1948 propose, a proposito del tipo “sadico” freudiano, l’interpretazione di “vendicatività apertamente aggressiva”, in contrasto con quella nascosta e con quella distaccata. A differenza delle altre due vendicatività (tipiche del Quattro e del Cinque) quella dell’Otto è propria di chi si identifica più con il suo sè grandioso che con quello svalutato. La Horney descrive dunque il lussurioso come un individuo che cerca di risolvere le difficoltà attraverso il controllo, vivendo così nel terrore per tutto ciò che denota debolezza. Sospettoso e diffidente, il lussurioso è convinto che ogni essere umano sia malevolo. Inoltre, egli pensa di avere ogni diritto sugli altri. Quando le sue pretese non vengono soddisfatte diventa vendicativo e trova sempre il modo – attraverso il cattivo umore, l’ira, il far sentire gli altri in colpa, ecc. – di ottenere ciò che vuole. Il lussurioso è orgoglioso, sicuro di sè, attacca prima di essere attaccato e arriva al successo tramite l’inganno. Odia il prossimo e ha scarsa simpatia per se stesso. Invidia gli altri. I suoi ostacoli interiori lo escludono dalla gioia, dall’amore e dalla creatività.

Sheldon elenca venti caratteristiche appartenenti al nostro Otto.

  • Modi autoritari nella postura e nel movimento
  • Amore per l’avventura fisica
  • Bisogno e piacere dell’esercizio fisico
  • Amore per le situazioni di predominio, brama di potere
  • Amore per il rischio e per l’imprevisto
  • Chiarezza sfrontata di modi
  • Coraggio fisico in combattimento
  • Aggressività competitiva
  • Insensibilità psicologica
  • Crudeltà
  • Non è schizzinoso
  • Indifferenza al dolore
  • Amante del rumore
  • Aspetto molto maturo
  • Prepotenza e aggressività sotto l’effetto dell’alcol
  • Bisogno di agire quando è preoccupato
  • Orientamento verso mete e attività giovanili

In Jung riconosciamo caratteristiche dell’Otto nella definizione del tipo “sensoriale estroverso”, un tipo lussurioso, realista, pratico, privo d’inclinazioni intellettuali, violento e affamato di sensazioni intense. A differenza con l’Otto questo tipo sarebbe privo di attitudine al dominio.

Nell’omeopatia il farmaco per il tipo Otto è nux vomica, che viene prescritto per stati di eccitazione e iperstimolazione. Hahnemann osserva i risultati positivi di tale farmaco su persone irascibili, impazienti, con tendenza all’ira, al risentimento o alla delusione. Chaterine Culter vede risultati del farmaco anche su persone inclini al potere, tossicodipendenti, che ricercano costantemente motivi di scontro e controversia.

Elementi Caratteriali

  • La Lussuria è la passione più visibile. Il lussurioso difende la lussuria come stile di vita, come se avesse bisogno di dimostrare al mondo che i piaceri sono un bene e i tabù, un male. Nella lussuria vi è non tanto il piacere fine a se stesso, quanto il piacere di rivendicare la soddisfazione degli impulsi, il piacere del proibito, il piacere della lotta.
  • Atteggiamento punitivo. L’Otto è una persona punitiva, sadica, appropriativa, ostile, volgare, sarcastica e intimidatrice. La sua vendetta avviene a lungo termine e attraverso di essa cerca giustizia al dolore, all’umiliazione e all’impotenza vissute da piccolo. E’ come se avesse deciso che adesso tocca lui godere a scapito degli altri.
  • Atteggiamento ribelle. L’Otto rifiuta l’autorità e i valori tradizionali. In genere tale ribellione può essere ricondotta a una ribellione contro il padre.
  • Ostilità e prepotenza nell’Otto viaggiano a braccetto. La prepotenza è assunta come difesa da una situazione di vulnerabilità e dipendenza. A quest’aspetto si lega l’arroganza, la ricerca del potere, il bisogno di trionfare, la svalutazione degli altri, la competitività.
  • Insensibilità. Oltre ad essere ostile, l’Otto presenta tratti di asprezza, definiti da espressioni quali sfida, intimidazione, crudeltà, durezza. A quest’aspetto arido, realistico, diretto, brusco, ottuso, troviamo un corrispondente disprezzo per le qualità a esso contrapposte: debolezza, sensibilità e paura. L’amore per il rischio lo ha reso insensibile alla paura e ha alimentato la sua sensualità. L’ansia è per lui una droga di cui non sa fare a meno, qualcosa senza cui la vita gli sembra insipida e noiosa.
  • Dispotismo e cinismo. Lo scetticismo, tipico delle personalità appropriative, è la tendenza a considerare la virtù, una manifestazione d’ipocrisia. Da qui, l’idea che “il frutto rubato sia sempre il più dolce” (Fromm).
  • Esibizionismo (narcisismo). Il tipo Otto è spesso spiritoso e affascinante. Il suo atteggiamento seduttivo e spaccone è manipolativo, mira alla conquista del prestigio e al dominio. Tale atteggiamento è un modo per “comprare” gli altri, per rendersi benaccetti nonostante l’insensibilità e la prepotenza.
  • L’Otto nel suo avicinare gli altri come potenziali rivali o ogetti di sfruttamento non può che avere una forte autostima. Egli rifiuta ogni forma di dipendenza. In questo sta la sua autonomia, la quale è anche idealizzata.
  • Predominio sensomotorio. L’azione in lui prevale sull’intelletto e sul sentimento, considera irreale tutto ciò che non è tangibile ed è aggrappato al qui ed ora in modo spasmodico e sensuale.

Sette – Gola, Fraudolenza, Narcisismo

La gola è annoverata tra i peccati capitali dal cristianesimo. Il suo significato va oltre al mero piacere per il cibo, poichè sta ad indicare la passione per il piacere in generale. La gola, intesa come edonismo, è una trappola che allontana l’individuo dalle sue potenzialità di autorealizzazione. L’ingordo è un “ciarlatano” (Ichazo), uno che affronta il mondo con la strategia delle parole e delle “buone ragioni”, una persona che manipola usando l’intelletto. Il ciarlatano è un sognatore, uno che prende (o presenta) i sogni per realtà. Gli ingordi vogliono sempre di più, ma a differenza dei lussuriosi essi non sono orientati alla semplice soddisfazione del presente, ma si proiettano nell’immaginazione, sono ricercatori romantici di situazioni impossibili e bizzarre attraverso cui cercano l’avventura e la sorpresa. Nel DSM-III la sindrome del Sette è definita “narcisistica”.

Schneider identifica questo carattere nel tipo che definisce “labile”. Il labile è una persona sensibile, influenzabile, incline all’autoanalisi, soggetto di tanto in tanto a crisi di tristezza e d’irritazione. Questo soggetto si sazia faclmente delle cose e altrettanto facilmente se ne stanca. Ha un desiderio impulsivo di novità e varietà, una delle cui manifestazioni è il vagabondaggio.

Nella terminologia moderna la parola “gola” può essere tradotta come “oralità ricettiva”. La psicoanalisi collega la sindrome in questione con un allattamento gratificante. Karl Abrahm descrive il tipo “gratificato oralmente” come un tipo caratterizzato da un eccesso di ottimismo, generoso, brillante e cordiale, aperto a nuove idee e ambizioni. Il suo desiderio infantile di ottenere gratificazione attraverso la bocca si è trasformato in un bisogno di ottenere tutto e di comunicare verbalmente con gli altri in modo ostinato, questo gli dà l’impressione che i suoi pensieri siano speciali e senza fondo.

Il tipo “narcisista” di Freud corrisponde al nostro Sette. Secondo Freud il narcisista è un tipo interessato alla conservazione di sè, indipendente, che non si lascia intimorire e che si impone agli altri con la sua forte personalità. E’ un individuo adatto a fungere da appoggio agli altri, ad assumere il ruolo di capo, a incitare nuovi sviluppi della civiltà o a danneggiare ciò che esiste.

Millon, in Disorders of personality, descrive il narcisista come un tipo sicuro di sè, che può sembrare sereno ed equanime ma anche arrogante e presuntuoso, che si dà delle arie, egocentrico e meschino, che sfrutta gli altri, che pensa di avere diritti e privilegi straordinari, che disprezza chi non lo osanna, aperto alla conoscenza, che lascia scorrere l’immaginazione oltre i limiti della realtà, che esagera le proprie capacità, che trasforma i propri fallimenti in successi e che esalta l’immagine di sè con l’intelletto. Esaltato dai giochi della sua immaginazione, il narcisista prova un diffuso senso di benessere e manifesta umore esuberante e ottimismo di prospettive, ma se il pallone si sgonfia il suo umore, cambia rapidamente o nel senso di un fastidio per gli altri o di ripetute crisi depressive.

David Shapiro, in Stili nevrotici, parla di modalità impulsive di atteggiamento in riferimento non solo agli psicopatici (Otto), ma anche ai nevrotici passivi e caratteri narcisisti (Sette). In entrambi troviamo un senso di abbandono di responsabilità. I primi non sanno gestire i propri impulsi e i secondi li subiscono passivamente. Shapiro esplica questi atteggiamenti nelle frasi: “Io non lo voglio fare, ma proprio non sono capace di dominare l’impulso”; e “Io non volevo farlo, ma lui insistette, e a un certo punto mi capitò di cedere”.

Jung, in Tipi psicologici, individua il nostro Sette nel tipo intuitivo, o meglio nel tipo capace di intuire dietro a una situazione ciò che non è ancora visibile. L’intuitivo è sempre alla ricerca di nuove possibilità e rischia di soffocare nelle situazioni stabili. L’intuitivo afferra con entusiasmo esagerato nuovi modi di essere e nuove situazioni come fossero per lui una svolta.

In omeopatia il Sette corrisponde al tipo “sluphur”. Sluphur è un metalloide al quale risulta sensibile, il gaudente egoista che ama le spiegazioni e le generalizzazioni. Michel Guermonprez, in Matière médicale homéopathique, riconosce nel tipo in questione le seguenti caratteristiche: “comportamento ciclico , euforia, fantasia, inattività, irritabilità, egoismo”. Il comportamento ciclico è spiegato come un alternarsi di fasi di euforia o megalomania (socievole ottimista, imbonitore) a fasi depressive o di mitomania (inattività, astenia, tristezza, isolamento). Si notano inoltre promnesse non mantenute, poco impegno, irritabilità e un’ira che subito si placa.

Elementi Caratteriali

  • Gola. Il Sette è di larghe vedute e dedito all’esplorazione, la sua rucerca lo porta da un qui ed ora insoddisfacente a un altrove pieno di promesse. Il suo entusiasmo compensa la sua scontentezza. L’ingordo è ghiotto di cose fuori dal comune. E’ interessato alla magia e all’esoterismo, a ciò che è ai confini del conosciuto.
  • Permissività edonistica. Le due caratteristiche che accompagnano l’ingordigia sono l’evitamento della sofferenza e l’edonismo. Legate a queste caratteristiche troviamo la permissività e l’indulgenza. Il Sette si sente in diritto di ottenere qualsiasi gratificazione. Il Sette si sente eccessivamente OK in un mondo OK fatto di persone OK! Nella visione del sette il mondo è un luogo privo di bene e di male, di doveri e di colpe, dove tutto ciò che conta è il piacere.
  • Atteggiamento ribelle. In una società dove vige l’inibizione, il Sette è naturalmente ribelle e anticonformista. La sua ribellione è fatta più d’ideologia che di attivismo. Il Sette sembra che abbia imparato fin da piccolo che non esistono autorità buone, tuttavia nei loro confronti adotta un atteggiamento diplomatico. Il Sette vive in ambienti dove non esiste gerarchia psicologica e si avvicinano alle persone con atteggiamento egualitario.
  • Mancanza di disciplina. Il Sette manca di disciplina, d’impegno, è instabile, dilettante e indolente.
  • Realizzazione immaginaria dei desideri. L’ingordo evita la frustrazione investendo nella fantasia, nei progetti e nelle utopie. L’ingordo tende a vivere nel futuro.
  • Un simpatico seduttore. Il Sette si presenta come un tipo felice, amabile, simpatico, caldo, servizievole e cordiale. Poichè si è sentito amato facendo l’esperienza del piacere egli sembra incline a soddisfare il godimento di chi intende sedurre. Tuttavia, questo atteggiamento egli lo usa solo per sedurre. La sua felicità vive a spese della rimozione e dell’evitamento del dolore e si traduce in un impoverimento dell’esperienza.
  • Il Sette seduce mostrandosi superiore agli altri per lo più intellettualmente, ma anche negli aspetti di bontà e santità. Tale superiorità è dissimulata dietro un modo di fare modesto, caloroso, paritario. Il narcisismo del Sette, diversamente da quello del Cinque, nasce da un’identificazione con il sè grandioso. Il Sette usa la sua simpatia e il suo fascino per sedurre e manipolare.
  • Il Sette cerca la soddisfazione dei propri desideri attraverso trappole seduttive fatte di spiegazioni e razionalizzazioni. E’ un ciarlatano capace di persuadere attraverso l’intelligenza, l’abilità verbale e la capacità di dare suggerimenti.
  • Il Sette è un venditore di sogni, uno che mostra il falso. In lui possiamo notare una certa confusione tra fantasia e realtà, progetti e realizzazioni, potenzialità e adempimento. Dietro la sua simpatia si nasconde l’ansia, dietro la sua dolcezza si nasconde l’aggressività e dietro la sua generosità si nasconde un fare appropriativo.

Due – Superbia, Falsa Generosità, Personalità Istrionica

Il superbo è una persona che afferma il proprio valore con autoglorificazione aggressiva – “egocentrismo impulsivo” – nel totale disprezzo dell’autorità e dei valori riconosciuti. Un tratto fondamentale del superbo consiste in una generosità apparente finalizzata alla seduzione e all’autoglorificazione. La superbia è la passione per l’autoesaltazione. Ichazo definisce la fissazione corrispondente “adulazione” (riferita sia verso gli altri che verso di sè). In realtà, il superbo è incline anche al disprezzo, infatti egli adula coloro che gratificano il suo orgoglio e disprezza tutti gli altri. Il Due, insieme al Tre e al Quattro, occupa nell’enneagramma l’angolo “isteroide”. Per tutti e tre questi individui ha più valore l’immagine di sè che il proprio vero sè. Il Due, come il Sette, è caloroso, seduttivo, narcisista e impulsivo. A differenza dell’ingordo, però, il superbo a) seduce sul piano emotivo e non intellettuale; b) non è amabile e diplomatico, ma è o molto dolce o aggressivo; c) il suo narcisismo non è quello di un ciarlatano poichè è ingenuamente innamorato di se stesso; d) è arbitro dei propri valori e non riutilizza quelli degli altri. Come l’otto, il Due è impulsivo e arrogante, ma al contrario non è competitivo, o comunque non vuole apparire tale.

In Die psychopathischen Personlichkeiten Schneider individua il superbo in quegli psicopatici che vogliono essere sempre al centro dell’attenzione, che sfogano le emozioni in misura esagerata, che mancano di perseveranza e che si lasciano sedurre dalle novità. Altre loro caratteristiche sono le seguenti: esaltazione, curiosità, tendenza al pettegolezzo, fantasia, menzogne, grande eccitabilità, improvvisi sbalzi di umore, sensibilità, incostanza, egoismo, boria, superbia, egocentrismo, abnegazione assurda, influenzabilità, ipocondria, insufficiente volontà a prendersi cura della propria salute nonostante se ne lamentino di continuo, tendenza alle scenate, al romanticismo e al comportamento impulsivo fino al suicidio.

Wilhelm Reich attribuisce le seguenti caratteristiche al carattere isterico:

  • Comportamento sessuale evidente
  • Agilità corporea
  • Civetteria
  • Apprensione sessuale
  • Facile eccitabilità
  • Forte suggestionabilità
  • Tendenza alla fantasticheria

Lazare sintetizza i seguenti tratti della personalità isterica:

  • Egoismo
  • Esibizionismo aggressivo e natura impropriamente esigente
  • Freddezza che riflette un bisogno narcisistico primitivo
  • Atteggiamento sessuale provocatorio
  • Impulsività
  • Labilità emotiva

Easser, nell’articolo “Histerical Personality“, riporta lo studio di sei casi di donne isteriche e riferisce che tutte si lamentavano di essere deluse dai loro amanti, che erano competitive con le altre donne nei confronti del maschio da conquistare, che seducevano per la sicurezza e il potere, che fantasticavano di avere un corpo irresistibile, che vivevano una forte apprensione per la paura del rifiuto.

Nel DSM-III il tipo Due va sotto il nome di “disturbo istrionico di personalità”, per il quale vengono dati i seguenti criteri diagnostici:

  • Comportamento eccessivamente reattivo e intenso
  • Emozioni espresse con esagerazione inappropriata.
  • Tentativo di attrarre l’attenzione su di sé
  • Timore del dinamismo e dell’eccitamento
  • Disturbi caratteristici nei rapporti interpersonali
  • Gli altri lo sentono superficialmente, affascinante e attraente, ma privo di genuinità
  • Egocentrico, indulgente verso se stesso, considera poco l’altro
  • Pieno di sè ed esigente
  • Richiesta costante di rassicurazione, a causa di sentimenti di dipendenza e inadeguatezza
  • Incline a minacce e tentativi di suicidio a scopo manipolativo

In Disorders of Personality Millon afferma che gli individui con personalità isterica mostrano scarso interesse per le acquisizioni intellettuali, ma spesso sono creativi e fantasiosi. Inoltre, aggiunge che queste persone seducono per ottenere ammirazione, approvazione e stima. Gli isterici sono molto sensibili agli umori e ai pensieri di coloro cui desiderano piacere, infatti, sono grandi seduttori. Inoltre, essi mancano di lealtà e fedeltà, sono teatrali e capricciosi.

Ritroviamo il Due in molti aspetti del tipo estroverso di Jung. In Tipi psicologici, Jung afferma di osservare questo carattere sopratutto nelle donne. La donna di questo tipo, vive prendendo come norma il proprio sentimento e l’uomo di cui si innamora è quello che conviene per condizione, età, mezzi, posizione e rispettabilità della famiglia. Per questa donna, qualunque pensiero possa turbare il sentimento è respinto; questo la porta ad avere manifestazioni emotive esagerate.

Nell’omeopatia il Due corrisponde alla personalità pustilla. La Coulter, in Portraits of Homeopathic Medicines, afferma di riscontrare questo carattere sopratutto in donne e in bambini. Questi soggetti, pur vivendo oscillazioni di peso frequenti hanno una costituzione fisica delicata e graziosa. Le loro caratteristiche mentali sono: dolcezza, dipendenza, socievolezza, duttilità e garbata emotività. L’atteggiamento di dipendenza si manifesta come un aggrapparsi alla famiglia o alle presone dell’altro sesso. Essi cercano “sempre più protezione finchè gli altri finiscono col sentirsi prigionieri”. L’emotività di Pustilla è individuata dall’instabilità, dall’auto-compatimento e dal sentimentalismo e la sua natura è incostante, facilmente influenzabile, bizzarra e capricciosa.

Elementi Caratteriali

  • Superbia: I Due esaltano in modo immaginario il proprio valore e il proprio fascino, le donne recitano la parte “della principessa”, esigono privilegi, si vantano, vogliono essere al centro dell’attenzione.
  • Bisogno d’amore: I Due vivono un intenso bisogno d’amore e di intimità. Sono molto orgogliosi e questo per via di una frustrazione amorosa precoce associata ad una mancanza di sostegno del proprio valore. La persona orgogliosa spesso è alla ricerca di un grande amore che compensi il suo vuoto interiore; il bisogno di contatto fisico la porta spesso a essere invadente e possessiva.
  • Edonismo: Anche l’edonismo è collegato al bisogno di amore. Per i Due essere amati significa essere gratificati. Essi sono affettuosi, ma possono diventare delle furie se non ricevono le attenzioni e le “coccole” che si aspettano. La ricerca ossessiva del piacere alimenta in loro il lato allegro del carattere e la finta contentezza. Quando non ricevono attenzioni e nuovi stimoli iniziano a mostrare una scarsa tolleranza per la routine, la disciplina e per tutto ciò che si frappone ad uno stile di vita irresponsabile e spensierato.
  • Seduttività: Il tipo istrionico, tutto proteso a conquistare l’amore e il piacere, ha un grande interesse ad apparire attraente ed erotico. La seduzione per lui viene prima di ogni altra cosa. Egli è cordiale, affettuoso, servizievole, sensibile e comprensivo, anche se poi, a livello pratico, si rivela incapace di rimanere fedele agli impegni. Anche l’adulazione può essere considerata un mezzo di seduzione.
  • Sicurezza di sè: Il Due si sente forte perché ha una buona opinione di sè. Egli è ostinato, le cose devono andare come vuole lui, altrimenti fa scenate.
  • Sollecitudine e falsa abbondanza: L’orgoglioso è inconsapevole dello stato di bisogno che sta dietro la ricerca spasmodica di riuscire gradito ed essere straordinario. Per sentirsi “OK” l’orgoglioso deve cercare l’eccitazione e sedurre. Egli, nella sua immagine di sè, “non ha assolutamente bisogno di amore”. Egli “è una persona che dà”.
  • Istrionismo: L’orgoglioso è identificato con una immagine di sè di persona generosa e meravigliosa. Egli vuole apparire felice, indipendente e libero, mascherando così la sua frustrazione, la sua dipendenza e la sua testadraggine e sfrenatezza. Il Due non si adegua alle regole e si ribella all’autorità con fare malizioso e senso dell’umorismo.
  • Emotività: Il Due è un tipo sentimentale e per nulla intellettuale.

Tre – Vanità, Orientamento mercantile, In-autenticità

La vanità è un interesse appassionato per la propria immagine, o la passione per gli occhi degli altri. Il vanitoso vive per un’immagine effimera anzichè della propria interiorità. La caratteristica fondamentale di questo tipo è l’identificazione con un’immagine di sè ideale costruita come risposta alle aspettative degli altri che nasce da un’identificazione con i desideri, i valori e i comportamenti dei genitori. La vanità comprende in generale la triade isteroide Due, Tre, Quattro. Il Tre, a differenza del Due, mette in mostra attivamente la propria immagine agli occhi di ‘chiunque’. Ciò lo porta a una vigorosa ricerca del successo e a essere sempre in ottima forma. Il Tre, contrariamente al Quattro, s’identifica con l’immagine di sè sopravvalutata, ossia quella che vende. Il Tre, in contrasto con la vena comica del Due e la drammaticità del Quattro, è più neutrale e capace di controllare i sentimenti. Egli riconosce ed esprime solo i sentimenti che ritiene corretti. La fissazione cognitiva è l’inganno: una mancanza di verità riguardo ai sentimenti e allo ‘scenario’, una confusione tra l’immagine di sè che vende (e che gli altri comprano) e ciò che realmente è.

La predisposizione caratteriale del Tre è l’unica che manca nel DSM-III, non a caso essa rappresenta dagli anni venti la personalità più frequente nella società americana.

Schneider, in Die psychopathischen Personlichkeiten, propone il termine ‘ipertimico’ per le persone prevalentemente allegre e attive. Gli ipertimici sono allegri, gentili, attivi, equilibrati e ottimisti. Di conseguenza essi mancano di profondità e sono troppo sicuri di sè.

Fromm, in Dalla parte dell’uomo, chiama la personalità dei Tre “mercantile”, ritenendo quest’ultima un’evoluzione moderna successiva alla nascita del mercato. L’atteggiamento mercantile è l’atteggiamento di chi pone tutta l’attenzione a come ci si presenta sul ‘mercato delle personalità’. La persona ‘mercantile’ è quella persona interessata al giusto modo di apparire ed essere in linea con i tempi e che pertanto emula le stelle del cinema o le immagini pubblicitarie.

La Horney, in Nevrosi e sviluppo della personalità, definisce questo carattere “narcisista”, ovvero come colui che è innamorato della propria immagine idealizzata. Questo individuo è allegro, affascinante, ottimista ed fiducioso in se stesso, possiede delle doti reali e talora è il bimbo favorito e ammirato. A questo individuo occorre un’incessante ammirazione e devozione per confermare la propria autostima. Il suo senso del dominio gli deriva dalla convinzione che nessuna conquista gli sia preclusa. Egli dà l’impressione di amare il prossimo, è lunsinghiero, distribuisce favori e aiuti.

Nella psicoterapia moderna il Tre viene definito come un individuo “rigido”, incapace cioè di amare veramente. S. Johnson, in La trasformazione del carattere, osserva che la persona rigida è particolarmente capace di attrarre, avere successo ed essere autosufficiente. Tuttavia, essa si illude di poter comprare l’amore con il successo, cosicchè ottiene solo attenzione. La donna rigida può sentire attrazione per un uomo senza amarlo, provare amore senza sentire attrazione o essere attratta da uomini non disponibili. Essa è brava a corteggiare, ma non a mantenere una relazione intima.

In Scripts People Live, Stiner descrive “bellezza strisciante” quella donna che cerca di comperarsi la bellezza e il fascino attraverso i trucchi, i profumi, i vestiti, ecc., ma che non si sente mai all’altezza delle donne di copertine o del cinema che emula. Quando non può più comprarsi una bellezza superficiale essa sprofonda nella depressione ed è possibile che cerchi di colmare il vuoto che sente con delle sostanze. Con gli anni può accadere che si riempia la vita di banalità e la casa di cianfrusaglie.

Kenberg individua il Tre nella donna isterica la cui caratteristica dominante è la labilità emotiva. Questa donna si affida facilmente agli altri, si impegna in rapporti appassionati e duraturi – pur con l’eccezzione di un’inibizione della sessualità -, è melodrammatica ed istrionica (anche se le sue reazioni emotive avvengono in circostanze specifiche con persone con cui è in stretto rapporto), piange facilmente, tende al sentimentalismo e al romanticismo (anche se le sue capacità cognitive sono integre, per cui rientra facilmente in sè e si rende conto delle situazioni). Per quanto riguarda gli uomini isterici, Kenberg afferma che la loro labilità si differenzia dagli istrionici in quanto si manifesta in occasioni più circiscritte. Essi esasperano i modelli maschili culturalmente accettati, sono “ipermascolini” e “maschilisti”.

Keirsey e Bates, in Please Understand Me, descrivono i Tre come persone d’azione, intraprendenti, divertenti, teatrali, socievoli e di buona compagnia. Può accadere che le donne facciano sentire il loro compagno un bene intercambiabile e gli uomini la loro compagna una schiava. I rapporti li mantiene a certe condizioni, prima fra tutte il guadagno. Nessuno meglio di loro sa vendere un’idea o un progetto.

In omeopatia il Tre viene associato a phospsorus. La Coulter, in Portraits of Homeopathic Medicines, descrive la persona in questione come un tipo brillante, attraente, con un viso luminoso e intelligente, ordinato, garbato, raffinato, comprensivo, capace di sintonizzarsi sulla lunghezza d’onda degli altri, affettuoso, intuitivo, che si accattiva la simpatia con un fare generoso, impressionabile, che risente dell’atmosfera emotiva. Inoltre, egli è un tipo innamorato di se stesso, per cui si considera più sensibile, divertente, raffinato e intellettualmente dotato degli altri. Egli ha bisogno di un pubblico che lo apprezzi e lo ammiri per sentirsi vivo.

Elementi Caratteriali

  • Bisogno di attenzione e vanità: L’interesse del Tre a mettere in mostra una falsa immagine di sè nasce dal bisogno di ‘attenzione’ – di essere visto, udito -; bisogno frustrato nell’infanzia. La frustrazione cronica di questa persona dipende sia dal fatto di vivere ‘per gli altri’ che dall’imputare i propri successi a un falso sè. La sua paura, invece, è legata non solo all’insuccesso, ma anche alla delusione di un rifiuto qualora dovesse mostrare il suo vero sè. La vanità del Tre si caratterizza sia nella cura dell’aspetto esteriore che nel bisogno di piacere in senso ampio, per cui caratterialmente egli appare vivace, raffinato e generoso.
  • Orientamento al successo: I Tre lottano per conseguire risultati e posizione sociale. Questo comprende:
  • L’abilità di fare le cose rapidamente e con precisione (efficienti, razionali e pratici);
  • Il non guardare in faccia a nessuno pur di ottenere ciò che si sono prefissati (freddi e spietati);
  • Il controllo di sè e degli altri (prepotenti e pretenziosi);
  • L’essere competitivi (spietati, efficienti, bluffatori, auto-promotori, calunniatori);
  • L’esser protesi al traguardo con estremo sforzo (ansiosi e ipertesi per paura di non farcela)
  • Raffinatezza e talento sociale: I Tre sanno stare in società, sono divertenti, entusiasti, effervescenti, brillanti, amanti della conversazione, bisognosi di plauso, intelligenti.
  • Cura delle attrattive sessuali: I Tre sono accompagnati da una bellezza vuota, fredda, da bambola, convenzionale, che brilla per l’assenza di emozioni.
  • Falsità e manipolazione dell’immagine di sè: Il Tre confonde ‘l’essere’ con ‘l’apparire’, il valore dato a partire da un consenso esterno con il valore intrinseco. Le tre caratteristiche principali del Tre sono la falsità (‘diventare la maschera’, ‘credere in ciò che si vende’, ‘affettazione’, ‘falsità’ e ‘ipocrisia’), la simulazione (bluffare) e l’autoinganno (credere nell’immagine idealizzata di sè). Il Tre è preoccupato delle apparenze e ha sviluppato una grande capacità di presentare cose e idee. Può essere anche un abile calunniatore.
  • Criteri di guida esterni (etero-direzione): Il Tre è il carattere più etero-diretto. Egli è sempre alla ricerca di cosa deve fare, sentire e pensare per potersi ‘vendere’. Il Tre è camaleonitico, pronto a cambiare atteggiamento secondo le mode. Il Tre è orientato alla modernità senza tuttavia mettere in discussione i valori tradizionali.
  • Pragmatismo: Tipici del Tre sono la razionalità e un orientamento sistematico verso le cose. Egli è una persona controllata, organizzata, abile, efficiente e pratica (spesso è ingegnere o imprenditore) ed è orientato verso la tecnologia e la tecnocrazia.
  • Vigilanza attiva: Il Tre è ipervigile e incapace di arrendersi o dimenticarsi di sè. Controlla tutto e si fida solo di sè. La sua iperattività (‘faccio tutto io’) è collegata alla sua sfiducia nella vita, sfiducia che le cose, senza il controllo, possano andare per il verso giusto. Affronta le cose con tensione, con ansia e diffidenza, non si affida all’autoregolazione organismica. Questa sfiducia di fondo contrasta con il suo ottimismo di superficie.
  • Superficialità: Il Tre avverte la sensazione di non aver accesso alla profondità dei propri sentimenti, per cui non riesce a identificarsi dietro la sua maschera, non riesce a capire i propri desideri indipendentemente dal suo bisogno di piacere agli altri ed essere efficiente. Dall’esterno appare pertanto come una persona superficiale.

Sei – Vigliaccheria, Paranoide, Accusatore

Il ‘paranoide’ è caratterizzato da una diffidenza e sospettosità che lo spingono a interpretare le motivazioni degli altri sempre come malevoli per la propria persona o per le persone a cui vuole bene. Gli individui che maturano questa struttura di personalità sono dominati da pensieri fissi di persecuzione, timori di venir danneggiati, paura continua di subire un tradimento. Ichazo definisce la passione del tipo Sei come ‘timidezza’ e il difetto cognitivo ‘vigliaccheria’. La timidezza del Sei la dobbiamo intendere come una sorta di ‘esitazione ansiosa’ o ‘inibizione dell’azione’ dovuta alla ‘paura’. In molti Sei più della paura e della vigliaccheria, è caratteristica la presenza dell’ansia, ovvero la ‘paura senza la percezione di un pericolo’. Sul piano cognitivo il completamento della paura si esprime in un atteggiamento di autoinvalidazione, di autopposizione e di autorimprovero: “meglio opporsi a se stessi che incontrare un nemico esterno”.

Nel DSM-III la descrizione del disturbo di personalità paranoide è più limitata rispetto a quella dell’enneagramma, la quale abbraccia tre varianti che implicano modi diversi di affrontare l’ansia. Altri tratti andrebbero infatti ricercati nella personalità ‘evitante’, in quella ‘dipendente’ (entrambe descrivono il fobico della psicoanalisi) e in quella ‘multipla’ (che sta tra il paranoide e l’ossessivo). Il ‘disturbo paranoide’ è individuato dalla tendenza pervasiva e immotivata a interpretare le azioni della gente come deliberatamente umilianti o minacciose, da una grande difficoltà ad accettare la critica e da un’affettività ristretta. Millon afferma che questi individui vivono in uno stato di vigilanza esasperata e prendono precauzioni contro qualunque minaccia percepita.

Kraepelin, in Psychiatric: Ein Lehrbuch, parla di schizofrenia paranoide in riferimento a pazienti che si sentono oggetto di ostilità e nei quali è presente “un’opposizione ostile alle influenze della lotta per la vita e al tentativo di ritrarsene ricorrendo a un’esaltazione interna”.

Secondo Freud l’odio paranoide è una difesa contro l’amore seduttivo ispirata nel bambino dalla paura. Il paranoide si difende dalla tentazione di arrendersi o di sentirsi debole e sottomesso attraverso l’odio e la forza.

Kurt Schneider, in Die psychopathischen Personlichkeiten, descrive il nostro tipo come il ‘fanatico’. Il DSM-III osserva che il fanatico ha un’affettività limitata, non ha senso dell’humor ed è orgoglioso di essere obbiettivo e razionale. S., inoltre, osserva che i fanatici sobillatori attribuiscono alle cose per le quali lottano una sorta di pubblica importanza e che le idee fanatiche tendono a organizzarsi in schemi e programmi.

Shapiro, in Stili nevrotici, passa in rassegna una diade di caratteri sospettosi: gli individui furtivi, compressi, apprensivi; e quelli rigidamente arroganti, più aggressivi e megalomani.

In Desorders of Personality Millon conia il termine ‘personalità evitante’ in riferimento a un tipo di paranoide diverso da quello bellicoso e freddo descritto nel DSM-III, ovvero a un tipo più introverso e insicuro, dipendente e desideroso di affetto. La personalità evitante vive di un’eccessiva eccitabilità sessuale, ipermotivazione e ipersensibilità. La sua caratteristica essenziale è la facilità con cui viene ferito dal rifiuto, dall’umiliazione o dalla critica. Inoltre cerca l’accettazione incondizionata, si ritrae dalle situazioni sociali nonostante le desideri, soffre di scarsa autostima e soffre la solitudine. Nonostante il suo desiderio di intrattenere rapporti ha paura di mettere il proprio benessere nelle mani degli altri.

Nella psicoanalisi il paranoide evitante lo ritroviamo nella descrizione del carattere ‘fobico’. Fenichel, in Trattato di psicoanalisi delle nevrosi e delle psicosi,  descrive il fobico come quella persona il cui comportamento si limita a evitare situazioni in origine desiderate.

Possiamo rintacciare un terzo sottotipo di paranoide che possiamo definire ‘carattere prussiano’ per lo stereotipo della rigidità teutonica connotata dal rispetto e dall’autoritarismo. Lo descrive sempre Millon in Desorders of Personality, dove viene definito come ‘disturbo ossessivo compulsivo di personalità’. Questo individuo è inflessibile, perfezionista, severo, privo di senso dell’umorismo, teso, controllato, inflessibile, gretto, ossequioso della legalità e ipocrita. Essi hanno sradicato dentro di sè la gratificazione della dipendenza e l’hanno sostituita con il controllo e con l’affidamento esclusivo alle proprie forze diventando tiranni di se stessi in cerca di ordine e potere.

Fra i tipi psicologici di Jung quello che si avvicina di più al Sei è il tipo ‘pensiero introverso’. Questa persona è tenace e caparbia, influenzata in modo determinante dalle idee. Il suo giudizio appare freddo, inflessibile e indelicato. Nei suoi giudizi emerge, anche se in modo velato, il sospetto e la bellicosità. Quando è amabile e benevolente lo fa per rabbonbire l’avversario.

Keirsey e Bates, in Please Understand Me, affermano che ciò che muove questo individuo è il ‘comando’. Questo individuo ha un grande bisogno di organizzare e di sfruttare le persone per mete a lungo termine.

In omeopatia molti autori sono concordi nell’affermare che lycopodium sia il farmaco per il tipo Sei. Il quadro classico di lycopodium, così come lo presenta la Coulter, è quello di una paziente magro, di muscolatura debole, privo di calore vitale, con solchi profondi sulla fronte, pelle giallognola, rughe premature, espressione preoccupata, melanconico, cupo, disperato, diffidente, sospettoso, irritabile, misantropo e codardo. Un’altra personalità descritta in omeopatia corrispondente al Sei è quella associata a psorinum, per il quale si parla di senso di carenza, impressione di sbagliare o di essere manchevoli. Sono individui privi di calore vitale, presentano brividi, avversione per l’aria aperta (i Sei più timidi sono soli, cercano il tepore spasmodicamente e si proteggono il corpo con abiti caldi), tendendono alle allergie, sono irritabili, dopo scoppi d’ira tendono ai rimorsi e sono autoprotettivi (hanno paura di tutto). La Coulter descrive questi individui come di persone che agiscono solo dopo aver soppesato ogni passo e conseguenza esaurendo le loro energie nel prevedere vicissitudini del tutto improbabili.

Elementi Caratteriali

  • Paura, pusillanimità e ansia: L’ansia è una paura congelata di fronte a un pericolo che ha cessato di essere minaccioso, ma che continua ad essere immaginato come tale. Un’altra caratteristica fondamentale del Sei è la paura: paura del cambiamento, paura di sbagliare, paura dell’ignoto, paura di lasciarsi andare, paura dell’ostilità e dell’inganno, paura di un mondo pieno di pericoli, paura del tradimento e paura di amare. Nel comportamento la paura si esprime come: insicurezza, esitazione, titubanza, paralisi innanzi al dubbio, impossibilità a entrare in contatto con i propri impulsi, sottrarsi alle decisioni, tendenza al compromesso, essere attenti e guardinghi, inclini a controllare tutto due volte, mancanza di sicurezza in se stessi.
  • Iperintenzionalità vigile: L’attenzione vigile proviene dall’ansia, comporta la tendenza al sospetto e alla circospezione ed è orientata a cercare i significati reconditi, gli indizi e l’insolito.
  • Orientamento teorico: La paura rende il pusillanime insicuro, desideroso di certezze e orientato al sapere. Egli risolve il conflitto tra il suo bisogno di relazione e la sua diffidenza affidandosi alle direttive logiche e razionali. Il Sei è il più logico di tutti i tipi: è sempre a caccia di problemi, fatica ad accettarsi e si rifugia nella teoria.
  • Cordialità suadente: Il calore del Sei nel suo atteggiamento ossequioso è spesso un modo per ingraziarsi gli altri. La sua ricerca ossessiva di protezione lo porta a stringere amicizie che fungano da alleanze. In questo senso il Sei è caloroso, un buon ospite, ospitale, generoso e fedele.
  • Rigidità: Il Sei rispetta le regole e l’autorità ed è obbediente alla legge. Il sei più attaccato alle regole, quello più rigido e corretto è quello che abbiamo chiamato ‘teutonico’. La paura dell’autorità e il timore di sbagliare rende questo tipo bisognoso di riferimenti precisi per stabilire cosa sia giusto e cosa no.
  • Bellicosità: Un’altra caratteristica del Sei attraverso la quale egli tiene a bada la sua ansia consiste nell’intimidazione bellicosa. Inizialmente egli si misura con l’autorità dei genitori, poi continua ad agire la bellicosità per sentirsi forte. Tuttavia, nella sua bellicosità sono presenti i senso di colpa, l’insicurezza paranoide e la paura dello scontro. Questa strategia controfobica è assimilabile all’abbaire di un cane.
  • Orientamento verso l’autorità e gli ideali: In origine la paura del Sei è innescata dall’autorità dei genitori e dalla minaccia della punizione. La paura lo ha reso dolce, obbediente o diffidente di fronte alle persone cui riconosce autorità o nei cui confronti si pone a sua volta come autorità. Egli manifesta aggressività verso coloro che occupano una posizione inferiore e sottomissione verso coloro che stanno sopra di lui. Vive in un mondo fatto di gerarchie e ama e odia l’autorità.
  • Accusa di sè e degli altri: Il Sei vive forti sensi di colpa che proietta crando nemici esterni. La colpa, che si manifesta negli atteggiamenti difensivi, nell’autogiustificazione, nasconde un atto di accusa contro se stesso. La paura ha generato in questo individuo l’auto-accusa, e di conseguenza l’atteggiamento di accusa.
  • Dubbio e ambivalenza: Il Sei dubita di sè e dubita pure del suo dubbio, sospetta degli altri e teme di sbagliarsi. Il risultato è un’incertezza cronica sull’azione da intraprendere, e di conseguenza ansia, bisogno di sostegno e di guida. A volte si difende dalle sue incertezze comportandosi come uno che ha delle certezze assolute. Inoltre, il Sei ha un carattere ambivalente. Ama e odia il genitore che detiene l’autorità, per cui è interiormente diviso tra l’odio e la seduzione, il desiderio di piacere e di attaccare, obbedire e ribellarsi, ammirare e distruggere.

Nove – Inerzia Psico-spirituale

I termin ‘pigrizia’ e ‘indolenza’ che Ichazo usa per caratterizzare questo tipo devono essere intesi non tanto per quanto riguarda le azioni, quanto la dimensione psicologica. La parola più indicata per esprimere l’inerzia psicologica è ‘accidia’. In altre parole, il Nove vive una perdita di contatto con la propria dimensione spirituale, ovvero con l’interiorità, con il proprio sè e con i propri bisogni. Questa perdita di contatto si traduce nel desiderio di evitare ogni conflitto. Infatti, egli si proietta in una dimensione di contentezza e generosità che lo porta a sentirsi amato senza pesare sugli altri. Altre sue caratteristiche sono la pragmaticità, la resistenza al cambiamento e l’attaccamento alle forme tradizionali. Il suo motto è: “Non creare guai!”.

Kurt Schneider, in Die psycopathischen Personlichkeiten, riconosce il nostro tipo nello ‘psicopatico abulico’, la cui principale caratteristica è la mancanza di volontà e l’incapacità di resistere alle pressioni esterne. Questo individuo si lascia sedurre facilmente dagli altri e dalle situazioni. Egli è gentile, ragionevole, docile, laborioso e discreto.

In Korperbau und Charakter Ernst Kretschmer definisce la sindrome corrispondente al tipo Nove come ‘ciclotimia’. Egli rileva le seguenti caratteristiche di questo temperamento:

  • Socievole, d’indole gentile, amichevole, geniale
  • Allegro, spiritoso, vivace, precipitoso
  • Tranquillo, calmo, facilmente depresso, si commuove facilmente

In The Varieties of Temperament Sheldon afferma che nella ‘viscerotonia’ la motivazione primaria sembra essere l’adattamento e il risparmio di energia. Ecco l’elenco delle sue caratteristiche:

  • Postura e movimenti rilassati
  • Amore per la comodità
  • Reazioni lente
  • Amore per il cibo
  • Piacere del mangiare in compagnia
  • Piacere della digestione
  • Amore per l’etichetta
  • Socievolezza
  • Amabilità indiscriminata
  • Desiderio di affetto e approvazione
  • Orientamento verso le persone
  • Uniformità di flusso emotivo
  • Tolleranza
  • Compiacenza
  • Sonno profondo
  • Mancanza di misura
  • Comunicazione dei sentimenti facile
  • Rilassamento e sociofilia sotto l’effetto dell’alcol
  • Bisogno di compagnia quando è in difficoltà
  • Orientamento verso i rapporti con l’infanzia e con i familiari

Arieti in “Affective Disorders descrive due tipi di depressione, quella ‘rivendicativa’ (tipo Quattro) e quella ‘autorimproverante’ (tipo Nove). Nella seconda l’accento è posto sull’autoaccusa e sul disprezzo di sè. Arieti sembra riconoscere il nostro Nove quando descrive il tipo ligio al dovere, lavoratore accanito, patriottico, conservatore, con un forte bisogno di appartenenza.

Attualmente i terapeuti bioenergetici riconoscono nel Nove una tendenza masochistica passivo-aggressiva. Essi tendono a sacrificare se stessi per poter piacere agli altri e a dare più di ciò che ricevono.

Nel DSM-III quella che più corrisponde al Nove è la personalità dipendente, cui vengono attribuite le seguenti caratteristiche:

  • E’ incapace di prendere le decisioni quotidiane senza richiedere consigli e rassicurazioni in quantità eccessiva
  • Permette che gli altri prendano per lui la maggior parte delle decisioni importanti, per esempio dove vivere, quale lavoro svolgere.
  • Si dice d’accordo con le persone, amche quando pensa che stiano sbagliando, per la paura di essere rifiutato
  • Ha difficoltà nell’iniziare progetti o fare cose da solo
  • Si presta a fare cose spiacevoli e degradanti per essere gradito agli altri
  • Quando è solo si sente a disagio o indifeso, o fa di tutto per non rimanere solo
  • Quando dei rapporti stretti terminano si sente sconvolto o indifeso
  • Spesso è tormentato dal timore di essere abbandonato
  • E’ facilmente ferito dalle critiche o dalla disapprovazione

Millon, in Desorders of Personality, afferma che le persone dipendenti adeguano il proprio comportamento per compiacere coloro da cui dipendono, e la ricerca d’amore le porta a negare pensieri e sentimenti che possono dispiacere agli altri.

Jung in Tipi psicologici sembra avvicinarsi al nostro Nove nella descrizione del tipo ‘sentimento introverso’. Questa persona ha esteriormente un contegno riservato e una piacevole placidità che la porta a non voler influenzare, colpire o persuadere gli altri. Essa è fredda, indifferenti e benevolmente neutrale nei confronti delle passioni altrui ed è capace di stroncare le proprie emozioni impetuose.

Marie-Louise von Franz e James Hillman, in Lectures on Jung’s Typology, nel descrivere il tipo ‘sensazione estroversa’ di Jung, descrivono perfettamente il Nove. Questo tipo ha il dono e la funzione specifica di sentire e di relazionarsi con gli oggetti esterni in modo concreto e pratico. Egli in genere è un montanaro, un ingegnere e un uomo d’affari.

Keirsey e Bates, in Please Understand Me, affermano che il “dipendente” è un tipo tranquillo e serio, che rispetta gli impegni, fa il suo dovere senza lamentarsi a costo di non venire apprezzato. Egli ama la precisione, i dettagli, la giustizia e le cose pratiche, per cui può essere un direttore di banca, ragioniere, ispettore fiscale, ecc.. Inoltre, come rispetta i contratti d’affari, questo individuo rispetta i contratti matrimoniali. Le caratteristiche del Nove le ritroviamo anche nel profilo del tipo estroversione-sensazione-sentimento-giudizio descritto da Keirsey e Bates. Egli è un tipo armonioso, sostenitore delle istituzioni quali la casa, la scuola, la chiesa, ecc., sente il bisogno di essere apprezzato per quello che fa, è coscienzoso, ordinato, diventa irrequieto quando si trova ad essere isolato. Vuole che le decisioni familiari vengano prese con efficienza e rapidità, e che la vita di famiglia sia ben regolata e programmata. Non si ribella alla routine, è fedele ai valori tradizionali, rispetta l’impegno di matrimonio ed è estremamente comprensivo.

In omeopatia il Nove corrisponde al tipo a cui viene associato il farmaco carbonato di calcio, estratto dalla conchiglia dell’ostrica. Catherine Coulter, in Portraits of Hmeopathic Medicines, afferma che l’indolenza è una caratteristica che ricorda l’ostrica, il più passivo tra i molluschi. Calcarea carbonica è una persona che rimane immatura. Di solito stabilisce un ottimo rapporto con i bambini, con i quali si sente particolarmente a suo agio. Spesso vuole rimanere bambina, preferendo un’esistenza tranquilla e controllata.  Manca di determinazione, ambizione e iniziativa, è un pacciocone ed evita la competizione. Inoltre, questo tipo rinvia, si lascia facilmente distrarre, temporeggia e si gingilla in quisquilie, è incapace di impegnarsi nelle cose serie, si affatica sulle minuzie per rimandare le cose più importanti. E’ un gran lavoratore.

Elementi Caratteriali

  • Inerzia psicologica: Il Nove è povero di esperienze interiori, carente di fuoco, flemmatico, privo di passione, narcotico, indifferente. Ottuso e privo di fantasia sul piano intellettuale. Tende a rendersi sordo alle proprie voci interne. Vive una perdita della dimensione istintuale e il suo senso pratico emerge a scapito del senso del mistero. Non si apre all’inatteso e alla dimensione dello spirito.
  • Iperadattamento: Se nel Nove la passione è la pigrizia spirituale le caratteristiche che ne risultano sono l’iperadattamento, la negazione di sè, la noncuranza dei bisogni personali e l’inclinazione al controllo eccessivo. Egli, inoltre, è determinato, responsabile, dipendente, generoso, sempre pronto a caricarsi di pesanti fardelli, altruista.
  • Rassegnazione: Come sfondo all’iperadattamento e all’autoalienazione troviamo la rassegnazione, la rinuncia a sè, ai propri bisogni e ai propri diritti.
  • Generosità: Il nove è amichevole, estroverso, ama i bambini, sa ascoltare, è pronto a rendersi utile, è comprensivo e rassicurante.
  • Trasandatezza: I nove vengono spesso definiti come tipi alla buona. Si preoccupano molto poco di eccellere o di brillare, e arrivano persino a trascurare il proprio aspetto fisico.
  • Abitudini da automa: Il nove è un abitudinario legato alla metodicità. Si preoccupa di salvaguardare il proprio equilibrio. Tende ad essere legato alla tradizione fino alla rigidità.
  • Facilità a distrarsi: Il nove rimane in una visione superficiale di sè e del mondo. La sua perdita di contatto con il senso dell’essere, la sua poca presenza, lo porta ad essere distratto, confuso, dotato di scarsa memoria. Il suo problema di attenzione si radica in una difficoltà di concentrazione. La sua consapevolezza si sposta sempre dal centro dell’esperienza alla periferia. Come guidato dalla sua cecità o desiderio di non vedere egli va in cerca di distrazioni: televisione, giornali, parole crociate, ecc..