Il valore e il messaggio della malattia
Thorwald Dethlefsen, Monaco 11.12.1946 – Vienna 01.12.2010, psicologo e psicoterapeuta tedesco ha fondato e diretto a Monaco di Baviera “l’Istituto privato di psicologia straordinaria” nel quale ha messo in atto la psicologia esoterica. Ricercatore e scrittore, ha contribuito attraverso le sue opere a comprendere il senso della malattia e della morte.
Rüdiger Dahlke, Berlino 24.07.1951, Medico specialista in terapie naturali si occupa in particolare del digiuno come strumento di purificazione ed elevazione spirituale. Ha contribuito alla diffusione delle conoscenze riguardanti la dimensione psicosomatica delle malattie.
La malattia è definita un turbamento dell’armonia psiche-corpo che avviene sul piano della coscienza e si mostra attraverso il corpo. Non è il corpo che si ammala ma l’uomo nel suo insieme e questo malessere si manifesta sotto forma di sintomi che sono l’espressione dei conflitti psichici. Le malattie non sono eventi da risolvere velocemente o da evitare perchè portano messaggi da comprendere. È importante saper comunicare con i propri sintomi per conoscere le mancanze che sottendono. Le persone che non danno spazio nella vita ai propri impulsi, ideali, desideri, fantasie ma si chiudono in se stessi nel tentativo di rendersi insensibili, manifesteranno tali conflitti attraverso i sintomi psicosomatici.
L’uomo viene al mondo con un corpo nuovo, ma con una coscienza antica che è espressione di quanto appreso fino a quel momento. Le malattie non sono da considerarsi punizioni ma importanti opportunità di crescita, in una visione della vita in cui ogni cosa è polare e ha un suo opposto, come la malattia fa parte della salute e la morte fa parte della vita. Il cambiamento che la malattia richiede è a volte così radicale che non è facile per l’essere umano affrontarlo; egli si sente costretto a dirigere lo sguardo verso l’“ombra”, verso ciò che ancora non ha integrato dentro di sé, non ha portato a livello di coscienza. La malattia lo pone di fronte a se stesso in modo crudele, sincero e diretto; è un messaggio di crescita ma è consolante sapere che dietro a ogni sintomo si cela anche una grande energia taumaturga e risanatrice.
Se l’uomo smettesse di resistere, lottare e difendersi dalla malattia e iniziasse invece ad ascoltarla per comprendere quale indicazione offre, potrebbe utilizzarla come una guida capace di rivelare i problemi a livello esistenziale, avrebbe in realtà un’alleata per capire più profondamente se stesso e i propri bisogni. Così diverrebbe artefice della propria guarigione, coinvolto in prima persona e responsabile dei processi che avvengono in lui non solo dal punto di fisico, ma psichico e spirituale.
Gli autori, asserendo che i sintomi vogliono comunicare all’uomo lo squilibrio della coscienza all’interno dell’Universo, aprono la strada a un cambiamento radicale del concetto di salute e malattia e auspicano l’avvento di una medicina olistica, che consideri l’uomo nella sua globalità fisica, psicologica e metafisica. Essi pur riconoscendo il costante progresso della medicina considerano un errore fatale, la considerazione dell’uomo come un insieme di tante parti indipendenti da riparare anziché come un’unità inseparabile di corpo e anima. Essi sanno di scrivere un libro scomodo che tra l’altro non può accampare pretese di scientificità, ma lo scopo ultimo è sollecitare la nascita di un’ottica diversa nella quale la guarigione diventa per gli esseri umani una possibilità di crescita, evoluzione e comprensione della propria posizione nel cosmo.