La Gestalt nella mia vita

Laura Licandro

La Gestalt non è solo una terapia ma un approccio alla vita, un modo di stare al mondo che stravolge completamente ogni schema prestabilito

Fare Gestalt Counselling è iniziare un percorso che presuppone un desiderio di accompagnamento.
Ma una volta incontrata, è entrata dentro di me senza mai abbandonarmi. La Gestalt non è solo una terapia, è un approccio alla vita, un modo di stare al mondo che stravolge completamente ogni schema prestabilito e ti spinge in ogni momento a essere presente e consapevole, disposto a cambiare ogni cosa e ricominciare.

Ho iniziato il mio percorso di Gestalt dieci anni dopo aver avuto una perdita, ho vissuto un momento di dolore che mi aveva portato fragilità e forza nello stesso tempo: sentivo di voler mollare il copione ripetitivo e automatico che mi portavo dietro e che, come una maschera attaccata alla mia pelle, m’impediva di trovare la strada buona per me e per le mie relazioni e avevo voglia di aprire lo sguardo e vedere oltre.

Non è facile imparare ad agire una modalità diversa; un movimento nuovo non viene mai spontaneo, quello che viene immediato è ciò che si è imparato da tutta la vita. Noi tutti abbiamo bisogno di relazione, di cura e di contatto ma, non avendone sperimentato nell’infanzia le qualità essenziali, siamo in difficoltà da adulti a creare rapporti soddisfacenti, autentici e non manipolativi, a riconoscere l’amore e a non scambiarlo con il potere, l’approvazione, l’avere ragione.

Andando dentro al processo ho compreso l’importanza della relazione terapeutica e del mettersi in gioco per procedere nel mio viaggio interiore in cui io ho recuperato consapevolezza. Sentendomi ascoltata empaticamente, con partecipazione e senza giudizio ho potuto andare a cercare i miei desideri, i miei bisogni, scoprire i miei blocchi e le mie resistenze e trovare il coraggio di spingermi oltre i miei soliti schemi.

Cominciando a vedermi per quella che sono, è iniziato il mio cammino verso il cambiamento che in Gestalt passa sempre attraverso la responsabilità, concetto centrale e assolutamente importante perché restituisce ad ognuno le redini della propria vita. Io sono responsabile delle mie scelte e dunque io ho potere sulla mia vita. Da burattino divento burattinaio, cammino sui miei piedi e posso fare ordine nella mia confusione per sapere cosa sento, cosa voglio e venirmi incontro.

Questo è stato il senso profondo della terapia della Gestalt: recuperare il contatto con me stessa e la saggezza interna perduta nell’adattamento alle aspettative degli altri; il conflitto interno è diventato un’opportunità da comprendere e non da rifiutare perché allarga la visione e cerca nuove strade.

Fare Gestalt vuol dire anche usare l’etica e la logica, seguire ciò che è buono per me o per la persona che seguo, fare ragionamenti lineari anziché aggrovigliarsi in matasse che girano attorno a se stessi, e soprattutto imparare a gestire le emozioni, a riconoscerle e lasciarle esistere; saperle ascoltare e penetrare, poterle comunicare senza interpretazioni predispone ad accogliere anche quelle degli altri senza perdersi, cioè ad ascoltare empaticamente. Le emozioni sono messaggere e hanno un loro ciclo vitale che porta alla trasformazione.

La relazione di counseling mi ha “insegnato ad aiutarmi”. Vi sono stati tanti momenti in cui mi sono data il permesso di perdermi, pur sentendomi sospesa senza i soliti punti di riferimento e dopo poco arrivava il desiderio di cambiamento: cambiamenti piccoli, quotidiani, nel mio rapporto di coppia, con i figli, con i genitori e nel mio modo di stare in relazione con gli altri in generale. Mi sono data il premesso di essere una moglie, una mamma, una figlia e una donna a modo mio, e di mollare il copione che mi rendeva perfezionista e arrabbiata. Se sono in grado di ascoltarmi e sapere cosa è buono per me, posso smettere di interpretare ruoli ed essere più autentica.

La Gestalt ha un approccio assolutamente creativo alla vita in quanto porta a connettere emozioni, mente e corpo in modo intuitivo e diretto in modo simile all’artista che, nel momento in cui entra nel processo creativo e abbandona ogni pretesa di compiacere, rimane legato solo all’esserci nel presente e nel vuoto del non sapere, fa scaturire qualcosa di autentico e straordinario che arriva al cuore e apre un varco nella consapevolezza propria e altrui.

L’Arte mi ha spesso salvato la vita, è stata il mio sostegno e il mio conforto, l’unico modo che ho trovato per esprimermi, e da qualche tempo è anche il mio lavoro, perché quando faccio Gestalt sia come cliente che come conduttrice, sono nel pieno del processo creativo d’improvvisazione. Nel gruppo di terapia, quando mi metto in gioco, mi rispecchio nel lavoro degli altri senza giudizio né interpretazione, totalmente calata nel qui e ora, ho l’opportunità di sentirmi intera, mi ritrovo connessa, autentica e posso abbandonare il controllo.

Credo profondamente che le relazioni rendano vivi, più di ogni altra esperienza. Ma perché una relazione possa avere le caratteristiche di soddisfazione e benessere, è necessario avere cura di sé e dell’altro, accogliersi e poi accogliere, imparando con impegno a trovare tutte le volte la giusta distanza, che non è sempre uguale e occorre essere in ascolto per sentirla.

Imparo che la vita è fatta di accoglienza e chiusura, vicinanza e distacco, dipendenza e autonomia, come un cuore che pulsando si apre e si chiude a ritmo della vita. Tutte le volte che so vivere e accogliere questa altalena, scopro di esserci pienamente.